Il dalemiano Latorre: «Pericoloso quello show del pentito»

nostro inviato a Rimini

Al centro del Salone della Giustizia i resti spettrali della macchina in cui morì a Capaci Giovanni Falcone sono esposti per la prima volta, come «memento» di quanto costi la lotta alla mafia. E le accuse che lancia al premier Silvio Berlusconi il pentito Gaspare Spatuzza non possono rimanere fuori dai dibattiti tra politici, magistrati e avvocati in questa fiera del diritto e della sicurezza. Con tanti inviti alla prudenza.
Anche il senatore Pd Nicola Latorre, proprio nel giorno in cui a Roma si celebra il «No-B Day», mette in guardia dai processi di piazza, spettacolari quanto pericolosi. «Mi colpisce il fatto - dice il componente della commissione Giustizia del Senato - che 250 televisioni di tutto il mondo abbiano potuto registrare le dichiarazioni di Spatuzza, senza un loro preventivo riscontro. Anche questo è un modo improprio di fare uso delle dichiarazioni dei pentiti».
Frasi che suonano come un vero e proprio atto d’accusa alla magistratura. Al dibattito sul tema «Giustizia, parliamone insieme», Latorre invoca un riserbo che è stato dimenticato, alimentando un immenso clamore mediatico attorno ad accuse tutte da valutare e provare. Quanti danni possono fare, già in questa fase, se vengono divulgate senza alcun filtro? «La credibilità dei pentiti - sottolinea il senatore Pd - non dipende dalla loro fedina penale, ma sta nella rigorosa verifica alle loro affermazioni». Prima, e non dopo, che abbiano avuto un dirompente effetto politico. Anche la credibilità di Spatuzza, dunque, secondo Latorre dev’essere «valutata dai magistrati attraverso rigorosi riscontri».
All’incontro partecipano il presidente Pdl della Commissione Giustizia del Senato e promotore del Salone Filippo Berselli, che critica con durezza il credito dato a Spatuzza e l’uso strumentale delle sue dichiarazioni, e il senatore dell’Italia dei Valori Luigi Li Gotti, già difensore di pentiti di mafia, che invece sembra propenso a ritenerlo credibile. E questo solo per il fatto che i boss Giuseppe e Filippo Graviano non lo avrebbero definito «tragediaturi», come si fa nel mondo di Cosa nostra con chi dice cose inventate, diverse dalla realtà.
La Torre è molto, molto più cauto, anche perché teme che una volta dimostrata l’inconsistenza di certe accuse firmate Spatuzza, possa essere demolito lo strumento stesso dei pentiti, che è stato spesso utile alla lotta alla mafia.
«La scelta di pentirsi - spiega il senatore Pd - è molto impegnativa e ha portato importanti risultati. Starei attento a non gettare via il bambino con l’acqua sporca».
Ma quale «percorso etico al pentitismo», commenta il senatore Pdl Gaetano Quagliariello, quella di Spatuzza è «una fiera e i dubbi originari su di lui si sono amplificati dopo le sue dichiarazioni». Il senatore snocciola i dati dei risultati di questo governo contro la mafia, dagli arresti ai sequestri dei patrimoni, e si chiede se questo pentito non sia lo strumento di una vendetta di Cosa Nostra, un tentativo di delegittimare un esecutivo dimostratosi troppo pericoloso. «Possibile - domanda Quagliariello - che lo si possa fare così, che la politica sia indifesa verso questi personaggi?».


Elisabetta Alberti Casellati, sottosegretario alla Giustizia, parla di «impressionante killeraggio mediatico-politico, che schizza di fango l’immagine dell’Italia nel mondo». È convinta che si debbano rivedere le regole sui pentiti, perché la legge faccia di tutto per garantire le «verifiche della loro credibilità».

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