Dall’industria arrivano due squilli di ripresa

Scajola: «Il peggio è alle spalle. I segnali di vitalità ci sono»

Dall’industria arrivano due squilli di ripresa

Rodolfo Parietti

da Milano

Non c’è il segno di quel declino industriale da molti temuto nel forte miglioramento in agosto di due settori-chiave per le imprese come il fatturato e gli ordinativi, cresciuti rispettivamente, su base tendenziale, dell’11,1% e del 12,9%. Ripresa vera, corroborata dal confermato miglior stato di salute delle aziende più vocate all’export? Oppure semplice rimbalzo destinato a essere riassorbito con il previsto rallentamento, complice il caro-petrolio, dell’autunno? Il ministro delle Attività produttive, Claudio Scajola, non ha dubbi: i dati diffusi ieri dall’Istat sono «un chiaro indice della vitalità delle imprese e la conferma che bene ha fatto il governo Berlusconi a puntare sulle politiche industriali, rilanciate con forza con il piano triennale». Di parere opposto la Cgil, che con il segretario confederale Carla Cantone ricorda che «le crisi industriali e le delocalizzazioni non si fermano».
Certo, l’andamento dei primi otto mesi risente ancora della falsa partenza nel primo scorcio del 2005, ma i numeri restano positivi, con il giro d’affari cresciuto dell’1,6% e gli ordini del 3,2%. Inoltre, sembra in fase di riassorbimento la crisi che aveva investito le aziende di beni durevoli (i ricavi sono saliti del 6,7% in agosto, ma il bilancio gennaio-agosto resta negativo dell’1,8%), segno forse che gli italiani, confortati dal migliorato clima congiunturale, stanno ricominciando a effettuare acquisti economicamente più impegnativi. Non a caso, la fiducia dei consumatori rilevata dall’Isae è balzata in ottobre ai massimi degli ultimi 12 mesi.
In generale, economisti e analisti esprimono un cauto ottimismo. «Il peggio è passato - commenta Giacomo Vaciago, ordinario di politica economica alla Cattolica di Milano - anche se il resto del mondo corre di più. Gli aumenti di fatturato e ordinativi riguardano in modo più netto proprio quelle imprese che hanno spostato le produzione all’estero». La stabilizzazione del cambio e la ripresa della domanda internazionale sono, secondo Luca Mezzomo di Banca Intesa, i due fattori di traino per l’aumento di fatturato e ordinativi, «non un episodio isolato, ma un recupero dell’attività già visto all’inizio dell’estate». Anche alla luce delle ultimi rilevazioni Istat, Banca Intesa ha rivisto al rialzo, dallo 0,2 allo 0,5%, le stime sul Pil del terzo trimestre. «La fase recessiva è finita - aggiunge Stefano Fantacone del Cer - , ma è anche vero che eravamo finiti molto in basso e che il divario con l’Ue resta ampio».


Valentina Ferraris sposta l’analisi sul processo in corso di riduzione delle giacenze: «Con scorte più leggere - dice - e la domanda in crescita, la produzione sarebbe più reattiva». Più critica la posizione di Lucia Lorenzoni di Mps: «La fase buia è superata, ma sui consumi non c’è ancora evidenza di miglioramento».

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