Venezia - Non è un caso che l’anteprima per la stampa di "Nessuna qualità agli eroi" di Paolo Franchi sia fissata per stamattina alle 8.30. Così nessun cronista, a metà proiezione, potrà correr via dalla sala per rivelare prima di altri, rompendo l’embargo, l’effetto che fa. Con Lust, Caution, programmato mercoledì sera, invece è successo: con strascico di malumori e proteste (al Corriere della Sera erano infuriati) per via di quel titolone di Repubblica con recensione annessa, firmata Natalia Aspesi. Proprio lei che, tre giorni fa, sul medesimo quotidiano, sfotticchiava chi «scambia il sesso per provocazione per poter fare casino», ironizzando sull’ormai famosa erezione di Elio Germano, «attesa con ansiti d’ammirata riprovazione e voglia di scandalo», da noi del Giornale anticipata alla vigilia della Mostra.
Se è per questo, Nessuna qualità agli eroi sfodera anche un’esplicita scena di sesso orale (tecnicamente un cunnilingus) operata su Irène Jacob dal marito infelice Bruno Todeschini e una masturbazione in pubblico sognata dalla donna. Naturalmente sarebbe una scemenza ridurre la complessità psicoanalitica del film, per il regista bergamasco una riflessione profonda «sul rapporto col proprio senso di colpa e il riscatto della sofferenza», a un catalogo di scene sessualmente ardite, in modo da decontestualizzarle per poi definirle «hard», «porno», «a luci rosse». Eppure, esattamente com’è accaduto con Lust, Caution, fonte ieri mattina qui al Lido di chiacchiere su qualità, modalità e pervasività degli incastri inguinali, vedrete che Nessuna qualità agli eroi verrà visto con morbosetta curiosità, per stabilire se la rapida performance del giovane Germano, si dice alimentata dalle nudità graziose di Mimosa Campironi, corrisponda alla leggenda oppure no.
Si può capire, a questo punto, la preoccupazione del regista, a rischio sineddoche (il particolare per il tutto), ma così vanno le cose ai festival: prima tutti scherzano sugli scandali annunciati, con aria di progressista sufficienza, poi giù con titoli urlati e resoconti dettagliati. Probabile, dunque, che si ripeta la frenesia mediatica che accolse il nudo frontale, diciamo a riposo, di Stefano Accorsi in Ovunque sei, nel 2004. Comprensibilmente Elio Germano, attore vibratile e ispirato, non ci sta, si rifiuta di scendere sul terreno della spudoratezza, e però gli toccherà portare la croce: perché è italiano e famoso, perché il nostro cinema, con l’eccezione di Bellocchio e Brass, difficilmente mostra scene di sesso esplicito, perché il ruolo produttivo delle tv resta certamente condizionante.
Altrove non succede. Infatti sia il taiwanese Help me Eros di Lee Kang Sheng (concorso) sia il francese L'histoire de Richard O. di Damien Odoul (Orizzonti) promettono situazioni parimenti scabrose, a forte intensità erotica, tra situazioni orgiastiche, desideri inconfessati, amplessi esibiti e dettagli audaci. Il primo racconta la storia di un uomo, ridotto sul lastrico da un tracollo della Borsa, che proietta le proprie fantasie sessuali su una fanciulla piuttosto disinibita, pronta a tutto per soddisfarlo (pare che il regista abbia molto faticato a ingaggiare attrici nel ruolo di prostitute, a causa dei nudi integrali).
Il secondo insegue lo strano agosto di un maschio parigino che «esplora gli arcani sinuosi dell’erotismo» misurandosi con le pulsioni femminili più segrete e proibite, inclusa una fantasia di stupro. Il tono sarà «burlesco e poetico», assicura il regista. Vi sapremo ridire.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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