Roma

Dall'amore di una mamma per i figli nascono «Le favole di Bruno e...»

Verrà presentata oggi la seconda raccolta di racconti per bambini scritti da Chiara Narracci. Contiene sei novelle con protagonisti animali. Per insegnare ai figli che nella vita non arriva la fatina con la bacchetta magica perché le vere risorse sono in noi stessi

C'è il criceto Toma, che sogna la libertà mai conosciuta, un topolino rosa che indica la strada a due fratellini che si sono persi, la coccinella Camilla che regala la fortuna di cui è dotata a tutti coloro che hanno un sogno realizzabile, e il cane Rocco, amato da un nuovo padroncino quando viene abbandonato dalla piccola Martina perché ha smesso di essere il cane perfetto che era sempre stato. Sono alcuni dei protagonisti del libro «Le favole di Bruno e...», scritto da Chiara Narracci, autrice di racconti per bambini alla sua seconda esperienza di scrittura dedicata ai più piccoli e ispirata dall'amore per i suoi figli e per il bambino che è in ognuno di noi. Il libro, come il precedente («Le favole di Pietro») edito dalla Casa editrice Progetto cultura 2003, verrà presentato oggi alle 18 presso la libreria Libri e Bar Pallotta, a Ponte Milvio. Le favole sono state definite e strutturate anche grazie agli studi di psicologia fatti da Chiara per diventare mediatrice familiare, una figura professionale che deve essere in grado di accompagnare la coppia in crisi verso la riattivazione delle capacità comunicative, relazionali e decisionali necessarie per per poter «essere genitori insieme». L'attivazione delle risorse interne è infatti il messaggio principale dell'autrice, che si sottolinea come nelle sue favole l'elemento magico sia presente in modo marginale, non arriva la fata buona con la bacchetta magica a risolvere i problemi. Le piace definirle «favole di nuova generazione» finalizzate alla valorizzazione della propria interiorità.

«In una fase storica caratterizzata dall'identificazione con il proprio corpo - osserva Chiara Narracci - e con tutti i ninnoli con il quale lo si addobba, l'insinuare sin dall'infanzia che all'interno del proprio pacchetto c'è l'infinito è un messaggio di libertà vera, di amore».

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