Oltre quarant'anni di Digos, dal 1968, quando era ancora «Ufficio politico», da Capanna che contesta fuori dalla Scala, fino all'attentato alla caserma Santa Barbara. In mezzo tanti fatti tragici, dalla morte di Calabresi alle stragi di piazza Fontana, via Fatebenefratelli, via Palestro. Tante foto alle pareti della «Divisione Investigazioni Generali e Operazioni Speciali», grazie alla felice intuizione del dirigente, Bruno Megale che è andato a cercarle nei vari archivi affinché diventino patrimonio di tutti.
La memoria dà il senso dell'esistenza di una persona ma anche di una istituzione come la Questura, attraverso la quale sono passati i fatti più tragici della città. E gli uffici di via Fatebenefratelli racchiudono il passato come nessun altro archivio meglio non potrebbe, grazie ai tanti faldoni che contengono ogni più piccolo brandello di verità. Tante fotografie. Ma gli anni passano, gli agenti vanno in pensione e rimangono sole le carte da interrogare. Ma per farlo bisogna sapere cosa e dove cercare. Megale ha dunque deciso che i corridoi della Digos raccontassero la storia dell'ufficio, andando a recuperare vecchie immagini.
Ecco dunque un giovanissimo Luigi Calabresi, funzionario dell'«Ufficio politico» arrestare un manifestante in Cordusio nel 1968. Di lì a poco sarebbe arrivata la strage di piazza Fontana, 12 dicembre 1969, la morte mai chiarita di Giuseppe Pinelli in questura, la campagna d'odio contro il commissario, ucciso da un commando di Lotta Continua nel '72. E poi il 7 dicembre 1968, Mario Capanna armato di megafono invitare i suoi a lanciare uova contro le signore alla prima Scala. E poi tante cariche, quando ancora venivano annunciate con tre squilli di tromba da dirigente del servizio con fascia tricolore. Zuffe clamorose come quella del '74 in piazzale Loreto con i militanti del centro sociale Leoncavallo appena sgomberato. Oppure del 77 tra servizio d'ordine del Pci e autonomi in piazza Duomo. Un incredibile fotogramma immortale in particolare un blindato in mezzo alla Galleria Vittorio Emanuele.
E ancora sangue, versato nuovamente da vittime innocenti davanti alla questura nel '73, per il primo anniversario della morte di Calabresi, e quello di tanti, troppi, giovani di sinistra, Claudio Varalli, o destra, Sergio Ramelli. E le nuove stragi: quella mafiosa via Palestro del 1993 o quella di Luigi Fasulo che nel 2002 va schiantarsi contro il Pirellone, uccidendo se stesso e due impiegate.
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