Oggi vi racconto una storia triste. Una storia personalissima, ma paradigmatica, come dicono quelli che parlano bene. É la storia di Luciano Ardoino, che oggi gestisce un negozio di fiori in via Assarotti e si porta in dote un cognome che è uno dei marchi deccellenza della ristorazione a Genova, visto che lEuropa di Galleria Mazzini è gestito dai suoi fratelli Franco e Giacomo.
Ma, al di là dellalbero genealogico, per Luciano Ardoino parla la sua storia: ha lavorato e gestito come manager e direttore decine di alberghi in tutto il mondo, dal Brasile ai Caraibi, dallArgentina alle Fiji, fino a Sharm El Sheikh, dove è praticamente unistituzione, avendo trovato anche il modo di creare un effetto moltiplicatore sui bilanci e sugli occupati, regolarizzando tutto il personale. Per non parlare delle isole Seychelles, dove Ardoino ha praticamente scritto insieme al governo e al Parlamento locale le leggi sul turismo e sulla sicurezza.
Insomma, di fronte a uno così, unimpresa privata cosa farebbe? Gli metterebbe i tappeti rossi, lo farebbe immediatamente plenipotenziario per il turismo, quantomeno gli chiederebbe consigli ogni giorno. E invece. E invece - senza soluzione di continuità fra Comune, Provincia e Regione e persino con qualche freddezza nel centrodestra, nonostante sia responsabile azzurro del turismo - la professionalità e la competenza di Ardoino vengono costantemente ignorate. E dire che lui le metterebbe a disposizione di chi gliele chiede, costantemente, volentieri e soprattutto gratuitamente.
E il tutto è ancor più assurdo leggendo una legge per il turismo di una bruttezza più unica che rara come quella che vincola gli alberghi elaborata dalla giunta regionale.
Storia triste, quella di Ardoino. Metafora di Genova e della Liguria.
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