Mancava. E puntualmente è arrivata. Una bella microspia, buona per una fiction, sbuca dalle intercettazioni del Rubygate. Una cimice da piazzare, addirittura, nella sede milanese di Futuro e Libertà. Attenzione: non ci sono di mezzo complotti, logge P2, P3 o P4, ma molto più prosaicamente una delle showgirl di via Olgettina, Barbara Guerra, e il padre, intraprendente artigiano specializzato nel montaggio dei mobili. È lui la mente del progetto che si esaurirà nel giro di un paio di telefonate: il premier cestina rapidamente la proposta lanciata dal James Bond con il martello.
Non che si tratti di un’iniziativa seria, perché lo stesso Guerra nel parlare con la figlia dell’idea che gli è venuta ride di gusto, come sottolineato puntigliosamente dagli agenti che hanno ascoltato la conversazione. È l’11 gennaio e all’ora di cena Innocenzo entra nella trama di una spy story di cui lui è il protagonista assoluto: «Io - spiega - gli volevo proporre se vuole mettere una microspia». E giù a ridere. Ma dove? La risposta è scontata, perché Guerra senior sarà pure il padre di una delle ragazze che frequentavano Arcore, ma lui frequenta la sede milanese di Fli in via Terraggio dove è impegnato nei lavori di ristrutturazione. Così non gli pare vero immaginare un colpo di scena e apparecchiare, fra una telefonata e l’altra a Barbara, una spiata nei locali che in effetti verranno inaugurati un paio di settimane più tardi, il 24 gennaio. Lui ha le chiavi di quella che definisce «la tana dei cospiratori», forse rimasticando e rielaborando lontani bagliori scolastici sul Risorgimento.
Così disegna il progetto, immaginando che la figlia ne parli con il premier. «Io - spiega - gli volevo proporre se vuole mettere una microspia... Io ci ho le chiavi dell’ufficio, ieri è venuto anche il senatore Valditara». Ovvero, Giuseppe Valditara, senatore fedele a Gianfranco Fini, una delle colonne portanti del neonato partito a Milano.
La figlia, spiazzata da tanto ardire, se ne esce con una frase quasi comica: «E si può fare?» «Io ci ho le chiavi», risponde asciutto e deciso il padre. Lei si elettrizza: «Allora glielo dico sub... cacchiarola. Non è qui senno c... andavamo a casa sua subito». L’appuntamento con la spy story è solo rinviato. E infatti, in una delle intercettazioni successive, Barbara riferisce al genitore che è andata male. Il suo entusiasmo, che lei credeva contagioso, non ha trovato una sponda nella risposta del Cavaliere: «“Cheee... mm... per... forse è meglio non farlo”, però - aggiunge lei - vuole sapere dove è la sede».
Insomma, Berlusconi ha rifiutato la proposta, lanciata dal muratore e dalla showgirl. «Mmmm - mugugna lui - e perché non è da fare?». Barbara, che ha una risposta per tutto, azzarda un profetico: «Eee boh... forse ha paura che se esce qualcosa». E infatti oggi esce tutto, anche quello che non c’è e non si è mai realizzato.
Valditara e i suoi compagni di partito, quelli che sono rimasti perché anche sotto la Madonnina ci sono stati ripensamenti e ritorni al Pdl a cominciare da Giampaolo Landi di Chiavenna, possono stare tranquilli. L’attentato alla vita democratica del Paese non c’è stato. Al massimo ci sono le indiscrezioni, va detto frammentarie e confuse, su quel che Guerra ha orecchiato «nei 10 minuti» in cui è rimasto in quei locali: «Eran dentro in sei e parlavano: “Allora ti devi occupare dei palazzinari perché dobbiamo tirare fuori i 200mila appartamenti delle gente che gli manca la casa”». Insomma, l’intercettato Guerra non riesce ad intercettare e ad afferrare quel che i cospiratori dicono all’interno della base: «Sto senatore parlava... non ho capito cosa diceva di La Russa».
«In realtà - spiega al Giornale Valditara - stavamo preparando l’inchiesta su Affittopoli e lui ha sentito qualche frase senza neanche capire bene. Però trovo allucinante che il premier si circondi di personaggi come quelli che compaiono in quest’inchiesta». E Cristiana Muscardini parla addirittura di «emergenza democratica. Ci sarebbe da chiedere al ministro dell’Interno - prosegue l’europarlamentare di Fli - di fare la bonifica in tutti gli uffici dei parlamentari, ma potremmo poi fidarci dei risultati?».
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