Damiano: basta privilegi, tassiamo gli assegni d’oro

Il responsabile del Lavoro: «Serve un contributo di solidarietà per finanziare la modifica dell’attuale legge». Verso l’aumento dei versamenti per i parasubordinati

Guido Mattioni

nostro inviato a Cernobbio(Como)

Una conferma, una smentita, una critica e per chiudere una replica. Per metterle in fila, l’una dopo l’altra, al ministro del Lavoro Cesare Damiano sono bastati tuttavia i pochi minuti di una conferenza stampa indetta al volo ieri, a fine mattinata, al Workshop Ambrosetti di Villa d’Este a Cernobbio.
La conferma, in tema di pensioni, è relativa a quanto lo stesso Damiano aveva dichiarato il giorno precedente, da Torino, ovvero l’intenzione del centrosinistra «di abbassare la soglia di 60 anni voluta dal governo precedente». Smentita dal ministro, come «destituita di ogni fondamento» è stata invece l’intenzione attribuitagli di voler innalzare la soglia a 62 anni. Quanto alla critica, è piovuta sull’attuale legge, definita «controriforma Maroni». Mentre la replica, secca e seccata, Damiano l’ha riservata all’ex ministro Tremonti che sabato aveva definito «tritacarne» il progetto pensionistico del governo Prodi. «Tremonti è abituato a fare battute e boutade - ha detto il responsabile del Welfare - mentre dovrebbe pensare al suo, di tritacarne».
A giudizio del ministro, venendo al merito della questione, sulla base dell’attuale legge, «siamo di fronte a una situazione che costringerà, dal 1° gennaio 2008, i lavoratori ad andare in pensione, come minimo con 60 anni di età e 35 anni di contributi». A suo dire, appunto, la «controriforma» di Maroni. «Noi vorremmo abbassare questa soglia dei 60 anni e vorremmo farlo con l’utilizzo di incentivi per chi resta più di 60 anni e di leggeri disincentivi per chi lascia prima. Reintroducendo quindi una logica di piena flessibilità con la discussione e la concertazione fra le parti sociali che per noi sono il punto di riferimento», si è affrettato a precisare Damiano, probabilmente preoccupato dai minacciosi squilli di tromba giunti dal fronte sindacale.
Il ministro ha anche ricordato «di non aver mai parlato di eliminazione totale del cosiddetto «scalone», cosa che potrebbe avere un costo di una certa rilevanza. Vogliamo solo attenuarne gli effetti, e si tratta solo di stabilire di quanto» ha detto Damiano. Invitato a precisare il «quanto», ha risposto però di non poter fornire ancora calcoli precisi. Ma ha aggiunto che, «conti alla mano», è sua convinzione che questo meccanismo «nel medio e lungo periodo, produrrà importanti risparmi per il sistema pensionistico».
Incalzato dai giornalisti, e riferendosi sempre alla necessità di «attenuare» lo scalone così come «alle misure compensative per reperire le risorse» necessarie, ha detto che «possono essere diverse». Tra esse, Damiano ha ventilato l’introduzione di «un contributo di solidarietà a carico delle pensioni d’oro», o ancora «una limitazione delle differenze e dei privilegi del sistema pensionistico». All’esame del suo ministero, ha aggiunto inoltre, c’è anche un’ipotesi di «innalzamento dei contributi per il lavoro parasubordinato o per gli apprendisti». A suo giudizio, infatti, «misure come l’aumento dei contributi previdenziali dei lavoratori parasubordinati, accanto a misure che il governo potrebbe introdurre come i contributi figurativi sempre a vantaggio dei lavoratori parasubordinati nei momenti di disoccupazione, consentiranno di rispondere all’interrogativo dei prossimi anni: la pensione sarà sufficiente per i nostri figli, sapendo tutti che sarà significativamente inferiore?».

Per Damiano esiste poi la possibilità che queste misure compensative «possano essere una razionalizzazione degli istituti, e penso al rapporto tra Inps e Inpdap - ha detto -. Ci possono essere moltissimi esempi di razionalizzazione e risparmio si tratterà di vedere qual è il punto di equilibrio».

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