Nautica

Danni e beffe della "grande fuga"

L’INDAGINE DELL’OSSERVATORIO NAUTICO NAZIONALE Porti semivuoti e mancato introito per lo Stato. A rischio investimenti e 8.900 posti di lavoro. Il dl liberalizzazioni approda alla Camera e con esso la riformulazione della tassa per le imbarcazioni. Il settore auspica che sia al più presto convertito in legge

Danni e beffe della "grande fuga"

Il dl liberalizzazioni approda alla Camera e con esso la riformulazione della tassa per le imbarcazioni. Il settore auspica che sia al più presto convertito in legge. La norma in vigore, infatti, prevede una tassa di soggiorno che colpisce gli stranieri e permette agli italiani, legittimamente, di non pagarla andando all’estero. Secondo uno studio approfondito dell’Osservatorio Nautico Nazionale (Onn), la fuga di unità dai porti italiani al 31 gennaio è di 27mila barche.

E ancora: l’impatto sulle entrate dirette dello Stato è pari a -104 milioni; i posti di lavoro a rischio sono 8.900; il mancato indotto generato dai superyacht ammonterà a 210 milioni; gli investimenti portuali a rischio arrivano a 1,4 miliardi; l’impatto della cantieristica sul mercato interno è in flessione del 35%. Quindi, a fronte di un gettito peraltro incerto - circa 200 milioni - va formandosi un danno di almeno un miliardo e mezzo. Dati allarmanti che tuttavia, se letti in positivo, esprimono tutta la potenzialità della filiera nautica, sulla quale lo Stato dovrebbe investire in termini di semplificazione normativa. Ma vediamo i dettagli dello studio Onn. Il campionamento delle strutture portuali transfrontaliere ha registrato picchi negativi fino al -50% fra mancate prenotazioni e disdette di contratti di ormeggio rispetto al 2011, mantenendo dati molto elevati nell’alto Adriatico e alto Tirreno. La media nazionale risulta del -17%.

Quindi, partendo dal totale nazionale di 157.147 posti barca, si può rilevare una quota di 27mila unità da diporto «in fuga». Il che signfica, otre agli effetti in termini di moltiplicatore economico e occupazionale, anche meno entrate dirette per lo Stato e per gli enti locali che gestiscono direttamente strutture portuali turistiche. Non è semplice calcolare l’introito fiscale della nautica. Tuttavia c’è una stima dell’Iva incassata sulla spesa del diportista e di Iva e accise sul carburante consumato.

Bene, il gettito per unità varia dai 2.829 euro (10-12 metri) agli oltre 75mila (sino a 35 metri). Per quanto riguarda le entrate derivanti dai posti barca a gestione pubblica, i risultati sono stati moltiplicati per i posti barca occupati, ricavando una stima dell’introito complessivo di enti pubblici o società a partecipazione pubblica che gestiscono ormeggi. Risultato: 120 milioni di euro annui. La somma degli introiti da Iva e accise e degli introiti da gestione di ormeggi pubblici ammonta a 613 milioni, circa 3 volte il gettito teorico di 200 milioni della tassa di stazionamento. Applicando lo stesso tasso di fuga si hanno 104 milioni di mancati introiti. Intanto posti barca vuoti significa soprattutto crollo dell’occupazione. Di qui l’indagine dell’Onn su 277 strutture portuali italiane, dalla quale si evince che in media occupano direttamente 9,5 addetti, più altri 61 posti di lavoro generati nell’indotto.

Complessivamente gravitano nei porti italiani circa 1.200 superyacht esteri, ognuno dei quali in fase di crociera transita in media in tre differenti strutture portuali. Si tratta di un incoming turistico di estremo valore legato alla elevata capacità di spesa di armatori e ospiti, che per anni hanno scelto come base di armamento la Francia. Dal punto di vista dell’indotto sul territorio, la spesa operativa annua, ovvero quella inerente alla barca e ai costi necessari per il suo uso e mantenimento, compreso l’equipaggio, è stimata in 200mila euro medi annui per ciascuna unità. E così la spesa giornaliera sul territorio nelle giornate di crociera (ristorazione, mezzi di trasporto, shopping, intrattenimento, ecc.) varia da 4mila euro per le unità fino a 35 metri (stima su dato Onn) ai 12mila euro (dato Federagenti) per le unità di fascia superiore. Moltiplicando la media della spesa delle navi da diporto per le giornate di sosta si ottiene una somma stimata in circa 210 milioni annui per il solo transito.

Ultima considerazione.

La perdita di 27mila contratti di ormeggio, pari a 1,6 volte il numero dei posti barca in via di realizzazione, comporta l’immediata collocazione fuori mercato di queste nuove iniziative imprenditoriali.

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