In attesa che Roberto Benigni («Tutto Dante»...), sollecitato dal senatore Scandroglio, si decida, anche nella sua veste privilegiata di candidato al Nobel per la Letteratura, a proferire Verbo in difesa della Divina Commedia, cè ancora un qualcosa di essenziale da dire, dopo la prima levata di scudi contro listanza censoria dell'associazione settaristica «Gherush 92» contro lopera Dantesca nelle scuole. Innanzitutto va ribadito che il censurare l'insegnamento del poema dantesco si configura come una gravissima e inaccettabile ingerenza sul piano inviolabile della libertà di espressione e di pensiero. Non migliora affatto le cose la paventata ipotesi per cui tale insegnamento potrebbe essere ancora consentito, purché attuato con le dovute cautele: una simile concessione, infatti, non può che mirare ad incrementare le cattedre in favore della emerita corporazione di cui è alto vessillo la stessa «Gherush 92», e ad imporre una sorta di «patentino» che abiliti alla declamazione ed al commento «corretti» del nostro Dante, magari con nulla osta congiunto del rabbino e dell'imam del quartierino. Ma preme qui di muovere qualche appunto anche alle stesse difese di Dante levatesi da molti intellettuali nostrani, i quali, a parere di chi scrive, sono caduti, pur in buona fede, in un errore non meno grave. Infatti, tutti i maggiori interventi registrati non hanno fatto altro che catalizzare l'attenzione sul campo minato di una «contestualizzazione» di Dante. Insomma, essenzialmente Dante avrebbe scritto il suo capolavoro in un contesto storico che è in seguito profondamente mutato, dunque la critica dell'associazione giudaica sarebbe sterile perché quelli di Dante «erano altri tempi». Ebbene no, cari signori: l'Islam, per esempio, è sempre lo stesso.
Ma non solo: relegare la Divina Commedia nel novero delle opere figlie di un tempo che fu, significa delegittimarla sul piano dell'attualità, e se la Divina Commedia non è attuale - argomento su cui il CLSD lavora da anni sul piano cruciale della Fratellanza Universale e dunque della Pace - allora il suo valore è pari a zero, il che è proprio ciò a cui ambiscono che si dichiari ufficialmente gli avversatori.Attenzione, dunque, a non cadere in queste trappole mortali: Dante è attualissimo, oggi più che mai.
*del centro Lunigianese
di Studi Danteschi
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