Roma

La danza postmoderna ha la sua icona

In programma anche un insolito tango dedicato a Piazzolla

Virtuosismo, creatività, energia e sensualità per il coreografo David Parson rappresentano un must, il «vangelo della danza». Su queste qualità l’icona della post modern dance statunitense ha fondato la sua arte, trasmettendo ai dieci artisti della compagnia che porta il suo nome - creata nell’87 insieme con il light designer Howell Binkley - il valore del corpo come eccellente strumento di comunicazione. Dopo due anni di assenza dalla scena romana, dal 20 marzo al primo aprile David Parson, ex allievo di Paul Taylor e regista coreografo di Aeros, torna al teatro Olimpico con uno spettacolo che abbina la sua coreografia di culto Caught - assoluto esempio di teatralità e leggerezza esaltata dal gioco di luci stroboscopiche, creata per sé nel 1982 - a elaborati inediti. Come Nascimento Novo inno alla sensualità brasiliana, in collaborazione con il musicista Milton Nascimento; Hand dance gioco pirotecnico di immagini con cinque paia di mani protagoniste sul palco buio frustato da luci; Hush sedici minuti di danza visuale ed energetica in un caleidoscopico intreccio; Envelope pot pourri musicale da Gioacchino Rossini con danzatori incappucciati e una busta che passa di mano in mano; e Shining Star gioco chiassoso, ma anche duetto intimista, che celebra il clima delle feste newyorkesi anni Settanta. Autore di un centinaio di coreografie originali, tra cui Kind of Blue in memoria di Miles Davis e My Sweet Lord dedicata George Harrison, David Parson di recente è passato sul palco dell'Ariston dove ha curato il remake di Do re mi (dal musical Tutti insieme appassionatamente). «Mi sono trovato bene con Baudo e la Hunziker - spiega il coreografo -. In fondo lavorare in tv è un modo per dare spessore alla danza». Con Parson si finisce sempre a parlare di Caught, il suo fiore all’occhiello: «La danzai per la prima volta a Spoleto alla fine degli anni ’80 e la gente rimase stupefatta. Fu uno shock, un’esperienza visiva unica. Credo che Caught continuerà a vivere anche dopo di me». E sulla creatività di oggi non ha dubbi: «I temi di oggi sono la diversità e l’abuso di potere politico». Anche sulle nuove generazioni e sulla scena newyorkese il coreografo ha le idee chiare. Quali sono i fermenti che agitano la nuova: «C’è una generazione che sta crescendo e sperimentando, ma non credo che riuscirà ad attraversare l’oceano. Bisogna essere attivi e aperti e oggi è più difficile di quanto non fosse vent’anni fa».
E il futuro lo riporterà a New York dove debutterà a settembre con un lavoro dedicato ad Astor Piazzolla. Si intitola Maria de Buenos Aires e dopo gli States partirà per una grande in tournée in Brasile. «Narra la storia di una prostituta che muore nei bassifondi di Buenos Aires - spiega il coreografo -. Pensai a questa cupa vicenda di tango e morte durante la lavorazione del mio balletto ispirato alla peste, Giro giro tondo.

Oggi c’è l’Aids da contrastare».

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