Il sindaco Letizia Moratti ha dato la sua benedizione. Un buon inizio visto i precedenti della mostra Arte e Omosessualità. Senza censure e con la soddisfazione dell'assessore Vittorio Sgarbi - «siamo finalmente andati oltre» - si inaugura a Palazzo Reale dopo due anni dal progetto la prima grande antologica del provocatorio kolossal della fotografia David LaChappelle. «Doveva essere pronta qualche mese fa - continua Sgarbi - ma abbiamo aspettato che David finisse la sua ultima sezione». Attesa giustificata visto il risultato. Per la prima volta LaChapelle espone il «nuovo e allucinante» ciclo del Diluvio, ispirato agli affreschi di Michelangelo nella Cappella Sistina. Non solo, quindi, la vitalità dell'arte contemporanea più provocatoria anima con 350 opere il santuario di Palazzo Reale, ma proprio per Milano il grande fotografo della moda e delle star mostra per la prima volta il suo cambiamento. Coincidenza vuole che sia proprio la settimana delle sfilate milanesi e la mostra di Vivienne Westwood a consacrare il suo passaggio spirituale.
Già perché LaChapelle negli ultimi vent'anni dice di aver vissuto «in una specie di bolla, lavorando 24 ore su 24, senza un giorno di vacanza, senza dormire». A soli 18 anni Andy Warhol lo fa assumere alla rivista Interview. La sua carriera esplode negli anni 90: le sue fotografie sono pubblicate sui più importanti magazine mondiali. La sua prima raccolta fotografica vince il premio Art Directors Award. Diventa la firma di grandi campagne pubblicitarie. Diventa il ritrattista delle star: da Leonardo Di Caprio a Madonna, Uma Thurman, Elthon John, tutti lo vogliono. Lo vogliono perché dietro lo scatto c'è sempre il desiderio di «cogliere la personalità». E poi «cogliere le ossessioni dell'America, cogliere le mie ossessioni». Per questo le star ritratte diventano insolite e problematiche - spiega Sgarbi -, senza alcuna dimensione terrena, prive di ogni residuo di umanità». Facile capire perché a un certo punto le fotografie commissionate e il mondo patinato non bastano più. «Un limite troppo grosso - commenta LaChapelle, il mio desiderio non è mai stato solo arricchirmi». Da qui la fine, la necessità di rinunciare a fama e soldi facili. «La fine del mondo». Che ha portato alla rinascita. «Al Diluvio e a una serie di Risvegli - spiega -, è stato come innamorarmi di nuovo. Quando ho saputo della possibilità di fare una mostra, quando ho visitato la Cappella Sistina, fonte di grande ispirazione, ho capito che la fine del mondo poteva essere un nuovo inizio». Si parte dalla fine, da questo nuovo inizio per capire la più ampia e completa esposizione su LaChapelle. Un LaChapelle inedito, riletto criticamente in tredici sezioni che consentono una comprensione approfondita dell'iter e del lavoro dell'artista. Dal Diluvio, una vasta composizione alta oltre sette metri, «il più ambizioso tentativo di applicare la fotografia alla storica e irripetibile funzione degli affreschi, - scrive Sgarbi nel catalogo - con un aggiornato intento moralistico. Unallegoria della civiltà avviata alla dissoluzione». Da Dal paradiso all'Inferno, in cui si affronta il tema della morte che quotidianamente ci sfiora e ci coglie, dalle Meditazioni, si torna a ritroso ai Ricordi americani, immagini manipolate per ironizzare sulla crisi della middle class americana e dei suoi valori. E ancora si torna alla sezione Dopo la Pop, all'Accumulazione - occhio impietoso e ironico sulla nevrosi compulsiva volta all'accumulo - alla Distruzione e alla Violenza come intrattenimento. E poi di nuovo il Diluvio con le immagini create negli ultimi anni come Deluge, Museum, Statue, Cathedral e il ciclo degli Awakened. Forse, come scrive Sgarbi, «inutile sperare nella salvezza.
David LaChapelle Palazzo Reale fino al 6 gennaio Orari: lun. 14.30/19.30; mart.- merc.- ven.- sab. e dom.: 9.30/19.30; giov. 9.30/22.30. Biglietto: intero 9 euro - ridotto 7 euro - ridotto speciale 4,50 euro
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.