Quarantasette edizioni del Salone del Mobile e tutte in un crescendo senza fine di successo di pubblico e commerciale, con unaffluenza di operatori e pubblico che quest'anno ha superato l'impensabile cifra di quasi 350mila presenze. Il colpo di coda che ha favorevolmente sconvolto i «Saloni», è avvenuto non poco per il prezioso e fattivo cambio di comando, ma in buona misura abbandonando la vecchia sede milanese (oggi di stretta attualità per i dibattiti sulla sua futura sistemazione architettonica) per approdare alla grande costruzione di Rho, che rappresenta quanto di più imponente esista in Europa.
Tra i più di 2.400 espositori non si sono raccolti che pareri favorevoli, sia per aver concluso affari degni di nota e in molti casi ben oltre le aspettative, sia per aver ricevuto visite commerciali da ogni parte del mondo in una misura attesa sì ma non di dimensioni così consistenti. Milano quindi vera capitale mondiale del design, all'interno del recinto fieristico e nell'esterno cittadino, soprattutto nella zona di via Tortona, diventata tappa obbligata per designer, architetti, grafici e produttori. Ma una nota stonata, e abbastanza importante, è ben presente in questo inno al successo de «I Saloni» e del design italiano: il contesto urbano in cui vive la Fiera. Raccordi stradali che a distanza dell'apertura di tre anni fa sono ancora un vergognoso labirinto e costruzioni abitative dalla varia destinazione, a poca distanza dell'area espositiva, con una estetica che dir scadente è niente.
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