De Lillo: «Storace apriva, Marrazzo taglia»

Antonella Aldrighetti

La crisi palese all’interno della maggioranza regionale ha generato nell’ultima settimana una serie di parapiglia celati e manifesti che, per una buona fetta di consiglieri d’opposizione, altro non è stato se non il frutto di un’incapacità amministrativa di fondo. Quando poi, come nelle ultime ore, gli alterchi si coagulano in un unico grosso problema gestionale che sta riguardando la riorganizzazione ospedaliera con il presunto taglio di oltre 5mila posti letto, è chiaro che «il malcontento diffuso tra i vari rappresentanti della coalizione ulivista è così profondo che i litigi sul piano sanitario laziale possono essere definiti come la cartina tornasole della disarmonia complessiva nella giunta di Piero Marrazzo».
A esserne persuaso è Stefano De Lillo (Forza Italia) vicepresidente della commissione Sanità che rimarca quanto l’attuale gestione sanitaria sia lo specchio dei contrasti politici già palesati all'interno della stessa commissione.
De Lillo, che cosa c’è dietro i contrasti tra componenti della stessa maggioranza sul piano di riordino ospedaliero?
«Tra Franco Dalia, presidente della commissione Sanità e l’assessore omologo Augusto Battaglia c’è un profondo contrasto in merito al piano di sfoltimento dei posti letto anche perché, la commissione, del famigerato atto redatto dall’Asp non è mai stata portata ufficialmente a conoscenza. È spontaneo allora porsi alcuni quesiti e, visto il numero dei tagli ai posti letto, chiedersi quali strutture ospedaliere lo subiranno se interi reparti o, addirittura, interi ospedali. È tutto troppo lacunoso».
Già, perché balza agli occhi che mentre da una parte c’è l’abbattimento di 5760 posti letto dall’altra, senza colpo ferire, si rimedia con un programma edilizio per nuove strutture ospedaliere. Ma queste due diverse facce di una stessa medaglia non possono denotare una profonda contraddizione?
«Infatti sappiamo bene che la maggioranza di centrosinistra non si trova affatto d’accordo sulla linea politica del presidente Marrazzo che vorrebbe creare nuove strutture ospedaliere come non si trova d’accordo sul taglio dei posti letto. Per esempio, sull’ipotesi di tirare su un nuovo polo ospedaliero tra Talenti e Bufalotta, c’è parecchio disappunto».
Ma dato il quadro politico regionale che si para davanti agli occhi di un attento osservatore, è inevitabile confrontare il lavoro della giunta Storace e il primo anno di governo pieno della giunta Marrazzo. Che cosa esce fuori?
«Per la giunta Marrazzo viene fuori che in capo al piano sanitario c’è lo smantellamento dei posti letto e il vincolo, per le regioni che hanno sforato il tetto di spesa e il Lazio è una di queste, sui ticket della specialistica: 10 euro a ricetta e altri 43 euro per l’accesso al Pronto soccorso. Non ci dimentichiamo che tornerà pure il ticket sui farmaci. Vale a dire che a nulla è valso l’aumento di un punto percentuale sull’Irap né lo 0,5 per cento in più sull’Irpef».
Questo Marrazzo. E i cinque anni di Storace?
«Beh, esaminando l’ultimo periodo della giunta di centrodestra il panorama che si para agli occhi dei cittadini è un altro. Sono stati aperti tre ospedali: il policlinico di Tor Vergata, l’Ifo e il Sant’Andrea.

Contemporaneamente la pressione fiscale, nel Lazio, è rimasta invariata sulle addizionali regionali e, soffermandoci sul quadro nazionale, non si può escludere che il governo Berlusconi ha incrementato il fondo sanitario da 60 a 90 miliardi di euro».

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