Roma

De Rossi «Lontano da Roma non sarei felice Ma non si sa mai»

È l’unico giallorossazzurro del mondiale che si apre tra otto giorni in Sudafrica. È Daniele De Rossi, orgoglio romanista, sopravvissutto all’epurazione romanista da parte di Lippi, che ha escluso Totti, ignorato Toni, illuso Perrotta, annusato Cassetti e Brighi per poi puntare sempre e solo sul centrocampista di Ostia, uno dei pochi punti fermi di una nazionale che negli ultimi mesi ha perso certezze e fantasia. E la rassegna mondiale potrebbe diventare un momento storico per De Rossi, che a soli 26 anni e 10 mesi vanta già 52 presenze in azzurro: se i Lippi-boys - smentendo i poco ottimistici pronostici - arriveranno almeno alla semifinale e Daniele non sarà squalificato né si infortunerà, potrà arrivare a 59 presenze e battere il record di Totti di 58 «caps» azzurri di un giocatore romanista.
Obiettivo suggestivo ma lontano. De Rossi pensa ancora allo scudetto sfuggito di un soffio e le sirene spagnole: «Devo ammettere di averci pensato, e mi sono chiesto come sarebbe giocare all’estero, ma ad essere onesti Roma è tutto per me: è la mia vita». De Rossi aggiusta quindi il tiro rispetto ai primi giorni di ritiro al Sestrière. Al sito internet della Fifa che lo intervista dichiara ai colori giallorossi tutto il suo amore. Eterno? Si vedrà. «Non sarei felice da altre parti - spiega “Capitan Futuro” -. Ovviamente non si sa mai cosa potrebbe succedere, ma al momento non riesco a vedermi in un altro club o a vivere da una parte che non sia Roma».
Naturalmente nell’intervista si parla anche della spedizione italiana in Africa. E del commissario tecnico Marcello Lippi: «Non potremmo avere un allenatore migliore - assicura De Rossi -. Ha giocato un ruolo vitale nel 2006 così come il periodo precedente agli ultimi mondiali, quando il morale della squadra aveva preso un colpo vero. Lui è fantastico, sia come allenatore che come persona». In Sudafrica l’Italia avrà il difficile compito di difendere il titolo. «Abbiamo solo da perdere - dice De Rossi - siamo fiduciosi ma sappiamo che sarà dura. Devi essere forte, in forma e coraggioso, oltre ad avere uno spirito di gruppo eccellente e un pizzico di fortuna. Questo è lo stesso nucleo che ha vinto la Coppa del Mondo e ha giocato gli Europei, che non abbiamo vinto, ma siamo usciti a testa alta contro la Spagna ai rigori». Poi il romanista parla di un aspetto che in pochi hanno considerato. «Secondo me non si è evidenziato molto il fatto che giocheremo in altura - dice -. Lo abbiamo sperimentato durante la Confederations Cup ed è un fattore che deve essere preso in considerazione».

E sul girone con Paraguay, Slovacchia e Nuova Zelanda dice che «nonostante le apparenze è difficile, non possiamo permetterci di essere presuntuosi».

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