Il governo boccia il piano di rientro del debito corrente della sanità regionale. La notizia arriva da Napoli, dove il direttore generale della programmazione sanitaria del ministero della salute ha ieri dichiarato che la situazione del disavanzo è migliorata in cinque delle sei regioni interessate (Abruzzo, Campania, Liguria, Molise e Sicilia) ma non nel Lazio, dove nel 2007 il disavanzo è aumentato ancora. E questo, fa notare il capogruppo regionale dei Socialisti riformisti-Giovane Italia Donato Robilotta, «nonostante gli ingenti aiuti nazionali e laumento dellIrpef e dellIrap, tanto che per escludere il commissariamento bisogna attendere la verifica del 15 febbraio.
Un disavanzo, quello del 2007, che di fatto non ha copertura, se non per appena il 3 per cento del debito corrente. Se a dicembre scorso, in concomitanza allapprovazione della Finanziaria regionale, mancava la copertura totale al debito corrente - vale a dire era stata trovata solo una parziale garanzia per lo scoperto (1000 milioni su 1585) - tale rimane, a oggi, il disavanzo 2007. La giunta Marrazzo si era impegnata con i ministeri dellEconomia e della Salute a coprirlo. Ma ora si scopre che dei 14 provvedimenti inviati per la richiesta del parere 11 sono stati rispediti al mittente dai tecnici di via XX Settembre con la dizione «invalidati». La raffica di bocciature, la giunta Marrazzo, lha incassata un po su tutti i contenuti che regolano landamento dei flussi finanziari della gestione politica sanitaria: che siano le politiche del personale, quelle dei servizi assistenziali diretti allutenza e la spesa farmaceutica. Stop anche per quelle misure che per lassessore alla Sanità Augusto Battaglia sarebbero dovute essere allinsegna del risparmio finanziario, come il tetto alle prescrizioni dei farmaci, la scadenza dei brevetti e la contrazione delle tariffe: tutti provvedimenti che secondo i tecnici risultano poco ammissibili. Stessa solfa per il blocco del turn-over e i fondi integrativi congelati al personale.
Insomma, lintero pacchetto è pressoché inattuabile o comunque non produrrebbe se non un esiguo rientro pari a 15 milioni grazie al piano di riassetto dei laboratori di analisi e al rimborso dei medicinali antiblastici.
Insomma quella che è arrivata dalla Ragioneria dello Stato è una bocciatura a tutto campo almeno al momento perché, il «governo amico» ha concesso a Marrazzo la possibilità di usufruire di un altro appello. Lappuntamento è stato fissato intorno alla metà di febbraio e fino ad allora saranno poche le indiscrezioni.
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