Il debutto di Alfano «Noi i più affidabili Porteremo il Paese fuori dalle secche»

Di fronte al successo altrui, c’è chi non riesce in nessun modo a reprimere la pulsione di malignare. E così, negli istanti immediatamente successivi alla fine del discorso di Angelino Alfano, già c’era, nell’Aula di Montecitorio, chi faceva perfidamente notare che il delfino aveva ricevuto due standing ovation, ovvero il doppio di quelle tributate al patriarca, il premier Silvio Berlusconi.
Inutili malizie a parte, resta il fatto che l’ex guardasigilli, nella sua prima «esibizione» dagli scranni del Parlamento nelle vesti di numero uno del Popolo della libertà, ha conquistato i deputati della maggioranza, che hanno interrotto altre dieci volte il suo discorso con gli applausi.
«Le parole di Silvio Berlusconi - ha scandito Alfano, che ha preso la parola subito dopo l’intervento del premier - sono state oneste, serie, affidabili per un Paese che chiede affidabilità e serietà al governo che ha voluto che governasse». Alfano ha poi puntato il dito direttamente contro la sezione dell’emiciclo occupata dal Partito democratico, invitando l’opposizione tutta a esprimere una totale contrarietà a «fantomatici governi tecnici». «Autorevoli esponenti del Pd - ha attaccato - hanno detto che il governo deve dimettersi perché i mercati lo chiedono. Siamo sgomenti: ma da quando in qua sono i mercati a scegliere il governo o a stabilire che debbano andare a casa? E il popolo, ciascun cittadino, che ruolo ha nella vostra visione politica e del Paese?». «Per noi - ha aggiunto Alfano, in un crescendo che avrebbe portato alla suo primo battimani in piedi - sono espressione della gente, del popolo che rappresentano. Per questo siamo contrari a fantomatici governi tecnici, contrari all’idea di piegare la democrazia alla tecnocrazia».


«Ci sforzeremo» a portare «la nave nella tempesta a dirigersi verso il porto sicuro e riusciremo a farlo» ha concluso Alfano toccando le corde del lirismo più alto durante tutto il suo intervento. «Noi crediamo nell’uscita dalla crisi perché crediamo negli italiani e metteremo tutto il nostro sforzo per non tradire il mandato che nel 2008 ci hanno dato».

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