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Decapitata Al Qaida: gli americani uccidono il killer della Bhutto

KabulMorto e già sepolto. Baitullah Mehsud, il talebano più temuto, il pericolo numero uno del Pakistan inseguito da una taglia di cinque milioni di dollari di Washington, toglie il disturbo. E questa volta per sempre. A traghettare nel regno dei più il leader del terrore integralista, accusato di decine di sanguinosi attentati tra cui l’assassinio di Benazir Bhutto, ci pensa - mercoledì scorso - un aereo senza pilota della Cia. Quella mattina un missile Hellfire lanciato dal Predator incenerisce Baitullah, la sua seconda moglie, un fratello e varie guardie del corpo. I suoi uomini lo seppelliscono in gran silenzio, ma il segreto non dura a lungo. La voce rimbalza dalle remote aree tribali del Pakistan alle centrali dei servizi segreti di Islamabad per approdare a Washington e al mondo occidentale. E così - tre giorni dopo il gran colpo - la notizia diventa ufficiale. «È stato ucciso assieme a sua moglie e sepolto a Nargosey», ripetono da ieri le gole profonde dell’intelligence pakistana convinte di non poter esser più smentite. Secondo quelle stesse fonti Baitullah viene intercettato a poca distanza dall’abitazione del suocero Maulana Ikram-ud-Din, un noto religioso fondamentalista del sud del Waziristan. Subito dopo l’agguato viene portato a Nargosey un villaggio a meno di un chilometro di distanza e tumulato.
A confermare le voci sull’eliminazione di Mehsud ci pensa ieri il ministro dell’Interno pakistano Rehman Malik. «Per quanto ne sappiamo è stato ucciso da un missile - dichiara il rappresentante del governo di Islamabad - anche se non abbiamo prove materiali in grado di confermarlo». La certificazione finale la fornisce però una telefonata di Kafayat Ullah comandante e aiutante di campo del defunto leader. «Ve lo posso confermare è morto ucciso da un missile americano assieme a sua moglie», spiega il suo braccio destro.
L’eliminazione di Baitullah non basta da sola a risolvere il problema dell’insurrezione fondamentalista pakistana. Il capo del terrore integralista si lascia dietro almeno 20mila fedelissimi decisi a vendicarlo e a proseguire la lotta contro il governo di Islamabad e i suoi alleati occidentali. La lotta per la successione potrebbe però dividere il movimento in fazioni contrapposte. Secondo quanto trapela dalle montagne del Waziristan la shura (assemblea) dei capi tribali talebani è riunita da ieri per designare un nuovo leader.
In testa alla lista dei papabili c’è Hakimullah Mehsud, il capo militare dei talebani per le province di Orakzai, Khyber e Kurram appartenente alla stesso clan del defunto leader. Ma a contendergli la carica di supremo condottiero concorrono anche Wali ur Rehman, ex portavoce dello stesso Baitullah e Maulana Azmatullah, un altro capo di una tribù legata a quella dello scomparso.
Secondo Mehmood Shah, un ex comandante dell’intelligence pakistana già responsabile per la sicurezza nelle aree tribali, la corsa a tre per lo scettro del insurrezione potrebbe indebolire ed erodere il movimento. «Questa è una vera disfatta per i talebani, Mehsud è l’uomo che li organizzava li teneva uniti e ne decideva le strategie, per questo - sostiene l’ufficiale - potrebbe essere difficile trovare qualcuno in grado di rimpiazzarlo».
La carriera di signore del terrore dell’ex camionista Baitullah Mehsud inizia poco dopo l’11 settembre quando l’ancora sconosciuto comandante si mette al lavoro per unificare le diverse fazioni dell’integralismo armato nelle aree tribali. La sua vera ascesa all’olimpo del terrore la realizza nel 2007 quando si auto proclama capo di tutti i capi talebani e viene accusato di aver organizzato l’attentato del 27 dicembre a Benazir Bhutto.

Un’accusa, sempre respinta, che gli costa il fatale inserimento nella lista nera della Cia.

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