Claudio De Carli
nostro inviato a Livorno
«Il mio scudetto più difficile dei sette vinti. Il più difficile per la concorrenza in campo, perché Milan e Inter le ritenevo più agguerrite di noi. Il Milan ha tenuto fino in fondo, lInter invece si è persa per strada, ma allinizio della stagione ero molto preoccupato». Così Fabio Capello dopo il bagno di ultras, sotto la curva: «Certo che mi sono emozionato, a volte lavori tutta una stagione e alla fine non porti a casa niente». Adesso è facile dire che è servito, che ha fatto da collante, che la sindrome da accerchiamento era solo un buon pretesto.
Capace che il silenzio juventino nelle ultime giornate faccia scuola. Era scattato dopo lanticipo del Milan a Firenze e la Juve non ha più sbagliato un colpo, compreso lassalto di San Siro senza Ibrahimovic: «Ma non è stata questa la svolta del campionato - confida Capello -, almeno non per noi. La partita che mi ha fatto capire che ceravamo è stata quella con la Lazio, ci davano in difficoltà, abbiamo reagito e sono arrivati tre punti per giocare con tranquillità contro il Milan. Questa è la Juventus, due volte in fuga, due volte raggiunta, sempre determinatissima».
Dice anche che non sta a lui confermare che tutto il merito è dellallenatore: «Se volete scrivetelo, ma labilità è mettere in evidenza le caratteristiche di ogni calciatore, mandare segnali positivi a tutti, far capire che ognuno è importante ma senza il gruppo non si arriva da nessuna parte». Se qualcuno gli ricorda lEuropa, Capello ha pronta la risposta: «Un palo di Cannavaro e un gol ingiustamente annullato a Del Piero». A proposito: ieri lo scoop: la non sostituzione di Del Piero...: «Lho tenuto per domenica. Lui con me si è sempre comportato benissimo e anchio con lui. Lo sostituivo perché capivo che ne aveva bisogno». Sta bene don Fabio e oggi sarebbe pronto a commentare anche lipotesi di un Emerson con le valigie: «Lui in partenza? Neppure mezzo, non esiste. E i grandi non lasciano la squadra, compreso Trezeguet».
Intanto ieri tutti felici, anche i rossi livornesi che hanno fatto salvezza aritmetica, gol di Nedved, Protti di testa e Lucarelli in spaccata, paregggio definitivo di Trezeguet al 20 del secondo tempo e poi stop. Sul campo un Kapo determinato, Nedved sparito dopo il gol e Ibrahimovic sontuoso: «Lui non mi ha stupito - spiega Capello -. Semmai mi hanno sorpreso piacevolmente le sue reti, il resto si conosceva. La chiave è stata una squadra umile, che mi ha seguito. Ho aggiustato la difesa che allinizio mi preoccupava e aver spostato Thuram assieme alla bellissima stagione di Cannavaro sono stati colpi decisivi».
Don Fabio trova il tempo giusto per la dedica: «Uno scudetto per il signor Umberto Agnelli che ci ha lasciato circa un anno fa. Questo scudetto va a lui e a tutta la famiglia Agnelli che tanto ha fatto per la Juventus». Si può chiudere anche senza banalità, dando anche un validissimo motivo per interrompere un silenzio stampa.
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