Deficit: alla giunta Marrazzo l’ultimatum di Palazzo Chigi

Esclusa per ora sia l’ipotesi di inasprire Irpef e Irap sia la nomina di un commissario per la sanità laziale

Deficit: alla giunta Marrazzo l’ultimatum di Palazzo Chigi

Il rendez-vous era per le 20 a Palazzo Chigi. Un faccia a faccia caldissimo sul destino della sanità laziale che vedeva da un lato il governatore del Lazio, Piero Marrazzo, e dall’altro una delegazione dell’esecutivo guidata da Gianni Letta. Oggetto del contendere, l’ipotesi del commissariamento della sanità regionale, ora affidata all’assessore Augusto Battaglia. Intorno al tavolo, con il sottosegretario alla Presidenza del consiglio e il governatore, anche il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, i ministri del Welfare, Maurizio Sacconi, degli Affari regionali, Raffaele Fitto, del Tesoro, Giulio Tremonti, e i sottosegretari alla Salute e all’Economia, Ferruccio Fazio e Giuseppe Vegas. Con il numero uno della Regione impegnato a tentare di respingere sia l’arrivo del commissario governativo che l’obbligo di un impopolare aumento delle imposte regionali per contenere l’extradeficit. Dopo poco più di un’ora, la seduta si è sciolta con l’ennesimo ultimatum. «Dobbiamo riflettere già da stasera, abbiamo una deadline da affrontare», sospirava Marrazzo lasciando la sede del governo, dove ha chiesto di rimodulare il piano di rientro, rivendicando l’erosione del debito ottenuto riducendo la spesa sanitaria. Quasi ottimista il suo vice Esterino Montino: «Il commissariamento? Ipotesi lontana».
Quanto lontana è difficile dirlo. L’incontro di ieri è solo l’ultima tappa di un lungo e tormentato percorso, che ha visto Marrazzo cercare a lungo un modo di tappare la falla nei conti della Sanità senza alzare bandiera bianca e delegare il compito all’esecutivo. Prima lo «scarico» di responsabilità sulla precedente giunta, guidata da Francesco Storace, per giustificare il deficit. Poi il piano di rientro del debito, più volte rispedito al mittente dal ministero dell’Economia. E infine, mentre il Tesoro lavorava alla verifica del piano, la lettera con cui Romano Prodi, prossimo a fare i bagagli per lasciare Palazzo Chigi, aveva «intimato» al Governatore di ritoccare al rialzo entro 30 giorni le addizionali Irpef e l’aliquota dell’Irap (già al massimo nella regione) per contenere l’extradeficit di 125 milioni di euro che grava sui già malridotti conti. Pena, appunto, l’arrivo di un commissario ad acta per gestire il sistema sanitario laziale. Un «invito» respinto dall’ex telegiornalista che, «perplesso e preoccupato» dalla missiva del Professore, aveva garantito: «La Regione ha già stanziato la copertura del disavanzo 2007 nella finanziaria regionale 2008». Chiusura totale, quindi, con l’annuncio di una riproposizione della «copertura alternativa», bocciata dall’esecutivo Prodi, al nuovo governo.

Un «secondo tempo» ad alto rischio, cominciato ieri sera, con la richiesta da parte del governo di spiegare concretamente come la Pisana vuol avviare il risanamento. «Lo faremo nei prossimi giorni», giura Montino. Il confronto proseguirà con il ministro del Welfare, ma il fantasma dell’ultimatum prodiamo non si è ancora dissolto.

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