Deficit, da Padoa-Schioppa primo stop al piano di rientro

Bloccati i fondi a una delle 12 delibere approvate dalla giunta Marrazzo

Il piano di rientro per l’anno corrente non convince ancora. Della dozzina di delibere, approvate dalla giunta Marrazzo per fare fronte al ripiano del deficit sanitario così come stabilito dal ministero dell’Economia e delle Finanze, almeno una è stata rispedita al mittente. Si tratta del provvedimento più consistente riferito alla fetta dei fondi complessivi da destinare alle Asl, alle aziende ospedaliere, agli Irrcs e ai 5 policlinici universitari. In pratica quel documento avrebbe dovuto consentire l’immediata ripartizione di 8 miliardi e 750 milioni di euro. E il condizionale diventa d’obbligo perché è proprio da via XX Settembre che arriva lo stop alla ratifica dei fondi. Ossia la «preventiva autorizzazione» che la giunta regionale era in attesa di ricevere per avviare d’intesa con le Direzioni dell’assessorato alla Sanità e l’Asp il programma socio-assistenziale del 2008 non c’è ancora stata e non si sa quando arriverà. Per cui tutte le aziende sanitarie interessate per il momento saranno costrette a tirare la cinghia o, all’occorrenza, firmare qualche «pagherò» sia per il finanziamento dell’ordinaria amministrazione sia per quella straordinaria. Vengono bloccate al momento tutte le quote per l’assistenza ospedaliera e ambulatoriale.
Così anche gli istituti di ricerca e i poli universitari. Per lo sblocco ci si augura di dover attendere soltanto la fine mese quando, le 12 delibere «salva-sanità», dovrebbero essere ripresentate con le modifiche richieste. Chissà. Scadenza a parte, intanto dai tecnici di Tommaso Padoa Schioppa sono arrivate pure le motivazioni che hanno indotto il Mef a glissare sul provvedimento. Eccole: come «Non v’è intesa sullo schema di riparto delle disponibilità finanziarie del Servizio sanitario nazionale per l’anno 2008» così pure «il livello di finanziamento regionale preso in considerazione nel predetto schema di delibera non risulta corrispondente né a quello proposto del ministero della Salute né a quello proposto dalle regioni». A chiare note viene fuori che anche se l’esecutivo laziale avrebbe impegnato una somma inferiore al fondo sanitario regionale (8.750.000.000 su 8.971.203.793 che è la quota complessiva - come aggiungono gli stessi esperti finanziari) da destinare alla sanità pubblica lo avrebbe fatto, metodo e criterio a parte, troppo presto e senza il necessario via libera dei ministeri interessati nonché senza l’adeguata concertazione in Conferenza Stato-Regioni. Tant’è che, nella medesima relazione, lo stesso Mef precisa che a oggi non c’è alcuna intesa nelle disponibilità finanziarie 2008 in quella sede. Ma vediamo come sarebbero state impegnate le risorse poi bocciate dal ministero dell’Economia. Per la quota in gestione accentrata regionale (servizi centralizzati) è stato destinato l’1,47 per cento pari a 129.000.000 euro e per il finanziamento delle attività ospedaliere riferite all’alta specializzazione il 6,35 per cento con 556.000.000. In questa quota sono comprese le attività di ricerca dei policlinici e degli Irrcs.
Ma passiamo alle Asl che invece si guadagnano la ripartizione più rilevante per la gestione diretta delle risorse: ben 8.065.000.000 (il 92,17 per cento) distribuite su prevenzione (403.250.000 euro), medicina territoriale (4.113.150.000) e ospedaliera (3.548.600.000). Mentre rimarrebbe ancora da definire la destinazione della quota annuale - anche se questo è l’ultimo anno che viene erogata - di 321milioni di euro per le regioni con elevati disavanzi.

Pochi spiccioli considerando che il deficit stimato per il 2007 è pari a 1.400 milioni con la possibilità di un picco ulteriore che vada a sfiorare i 1.700. Mentre il disavanzo del 2006, così come certificato dalla finanziaria regionale, è stato pari ha toccato il tetto dei 2.100.

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