Economia

Deficit Usa alle stelle La Fed decide sugli aiuti

Il deficit degli Stati Uniti è schizzato a livelli record nel mese di luglio. Il disavanzo ha toccato quota 1.300 miliardi di dollari e, secondo le stime, potrebbe raggiungere 1.800 miliardi di dollari entro il 30 settembre, la fine dell’anno fiscale. Le cause, spiega l’Ufficio budget del Congresso, sono l’aumento delle spese per il salvataggio delle società americane - produttori di auto, banche, compagnie assicurative - per gli stimoli all’economia, e la riduzione delle entrate fiscali dovuta alla recessione. Solo nel mese di luglio il deficit è aumentato di 181 miliardi di dollari.
Nonostante la voragine nei conti pubblici, di recente il presidente Barack Obama ha spiegato che non è ancora il momento di stringere la cinghia. Gli stimoli non verranno insomma rimossi fino a quando l’economia non si sarà completamente ristabilita e il mercato del lavoro non si sarà ripreso. Il tasso di disoccupazione, anche se inaspettatamente calato al 9,4% il mese scorso, resta del resto su massimi storici.
Anche per la Federal Reserve non è ancora tempo di strette. Domani la banca centrale presieduta da Ben Bernanke lascerà i tassi agganciati alla forchetta compresa tra lo zero e lo 0,25%. Il motivo di maggiore interesse della riunione sarà quindi rappresentato da quello che i governatori decideranno riguardo al programma di acquisto diretto di titoli del Tesoro. A marzo i membri del Fomc avevano annunciato un piano che prevedeva l’acquisto di Treasury per 300 miliardi di dollari nell’arco di sei mesi. La misura, che serviva a fornire liquidità al mercato e consentiva di mantenere molto bassi i rendimenti, scade in settembre, e secondo le ultime indicazioni rimane solo una manciata di miliardi da spendere. Un’estensione del programma fornirebbe un’ulteriore dose di medicina per l’economia, ma potrebbe essere considerata come una mancanza di fiducia nelle prospettive di ripresa.

Al tempo stesso la fine del programma potrebbe dare il via a una fase di rialzo dei rendimenti dei titoli del Tesoro e di conseguenza dei bond societari, creando ostacoli all’accesso al credito per imprese e privati.

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