Antonio Lodetti
da Milano
Mariano Deidda, un artista all'incrocio tra musica e poesia, purché sia la poesia di Pessoa. Il musicista sardo ha preso il suo bagaglio di suoni - a cavallo tra echi cameristici, contaminazioni jazz, profumi folclorici che sanno di Sardegna e costa ligure - per far rivivere in tre dischi le liriche di Pessoa e raccontarle attraverso un gioco di specchi. Prima è uscito Deidda interpreta Pessoa, poi Nel mio spazio interiore (con la collaborazione di Enrico Rava e Gianni Coscia) e pochi mesi fa L'incapacità di pensare (ospite il grande bassista, ex Weather Report, Miroslav Vitous), che ora Deidda ha riunito in un cofanetto a tiratura limitata.
Ama le sfide difficili in un mercato che chiede facili ascolti.
«Pessoa è la mia vera passione. Le sue poesie sono dentro di me, non potrei farle rivivere diversamente. Non è unoperazione noiosa. Penso che la mia musica sia ricca di spunti, morbida e avvolgente nel fondere jazz e classico, sempre senza batteria perché c'è troppo rumore in giro».
Perché raccogliere i tre dischi in un cofanetto?
«È la chiusura del cerchio, il mio tributo al maestro è compiuto. Nel primo cd c'è il Pessoa più intimista, nel secondo quello un po saggio e un po folle. Nel terzo ho cercato di recuperare il Pessoa più leggero e ricco di humour, quello di Clarino chiaro o Il gatto Rosmarino che si tende a dimenticare».
Come ha scoperto Pessoa?
«Nel 1981 ho trovato un suo libro di consigli per visitare Lisbona; sono partito per il Portogallo seguendo i suoi itinerari e da allora non l'ho più abbandonato; il mio compito è quello di esaltare il suo linguaggio attraverso la musica».
Cosa si aspetta da questa opera?
«Ogni ascoltatore in più è un successo. Col primo album ho rischiato; quante case discografiche mi hanno sbattuto la porta in faccia. È uscito prima in Portogallo; poi l'ha prodotto Vince Tempera e in 15 giorni ha venduto 1.500 copie. Per me contano altre cose, come il plauso di Luciana Segagno Picchio, che ha 84 anni ed è la studiosa più accreditata di Pessoa, più di Tabucchi che fu un suo allievo. Lei ha scoperto l'ultimo eteronimo di Pessoa e considera le mie canzoni molto belle».
Con lei hanno collaborato grandi artisti come Rava e Vitous.
«Uomini di jazz ma con un enorme orizzonte musicale. Rava è un virtuoso incredibile, Vitous col contrabbasso fa armonia, ritmo e melodia contemporaneamente. Ha costruito degli arrangiamenti splendidi».
Lei è nato come cantautore, cosa pensa dei nostri cantautori?
«La parola cantautore non mi piace perché è tropo legata alla forma-canzone, e poi i cantautori sono troppo politicizzati. Io voglio essere libero di scrivere melodie anticonvenzionali. Comunque amo la poesia e il rigore morale di Paolo Conte e Ivano Fossati. Sul mercato ci sono troppi dischi, si rischia di non avere più capacità critica».
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