Cronache

Deiva Marina dedica un monumento all’eroe Carniglia che salvò Garibaldi

Il Comune di Deiva Marina con il Lions Club 5 Terre ha dato il via alle celebrazioni per il 150° Anniversario dell'Unità d'Italia con una conferenza che ricorda un illustre cittadino, Luigi Carniglia, combattente al fianco di Garibaldi e morto tragicamente nei mari dell'Uruguay. Ha preceduto la conferenza lo scoprimento di una lapide commemorativa del Carniglia in località Gronde della frazione di Mezzema, dove nacque il 24 marzo 1804. Le vicende dell'eroe deivese furono pubblicate nel 2008 a cura del Comune di Deiva in un interessante libretto distribuito alle famiglie del paese. In esso si racconta come Carniglia, dopo alcuni imbarchi, giovanissimo, tra la Sardegna e la Liguria, poco più che trentenne si arruolò con Garibaldi, che, esule in Sud America, nel febbraio del 1837 aveva dichiarato la sua disponibilità a combattere per l'indipendenza del Rio Grande dall'impero di Pedro II di Alcantara. Garibaldi iniziò la sua sfida con il peschereccio da 20 tonnellate, battezzato «Mazzini» e con 12 uomini d'equipaggio, tra quali appunto, Carniglia. Questi fu poi incaricato da Garibaldi del comando della piccola imbarcazione «Luisa», che avevano catturato pochi giorni dopo la partenza, l'11 maggio. Dopo alterne vicende, in uno scontro a fuoco con un'altra imbarcazione Garibaldi fu gravemente ferito e fu Carniglia a soccorrerlo e a riportarlo in salvo. È lo stesso Garibaldi a raccontarlo nelle sue memorie: «Povero Luigi! Cura di madre ei m'ebbe tutto il tempo che durò il nostro viaggio sino a Gualeguay». Ed ancora: «Chi avrebbe detto all'amorevole Luigi che fra un anno lo vedrei travolto nei frangenti dell'oceano e che inutilmente io cercherei il suo cadavere per seppellirlo». Sì, perché dopo ulteriori battaglie e l'allargamento del fronte rivoluzionario, il 14 luglio 1838 la nave «Rio Pardo», governata da Garibaldi, entrò nell'Oceano Atlantico, ma a causa del mare in tempesta, si rovesciò affondando davanti alla costa di Taramanday. Annegarono 16 dei 30 componenti dell'equipaggio, tra cui, appunto, Luigi Carniglia. Egli era al timone al momento della catastrofe e fu scaraventato in acqua con tutti gli altri. È ancora Garibaldi che scrive «Fui scaraventato sott'acqua come un proiettile e quando riemersi, stordito dal colpo e dalle onde che mi soffocavano, il mio sfortunato amico era scomparso per sempre». Le vicende di Luigi Carniglia si tramandarono a Deiva di padre in figlio, nei racconti familiari, finché nel 1968, l'allora Amministrazione Comunale decise di dedicare al suo concittadino un monumento, facendo proprio il desiderio espresso da Garibaldi nelle sue memorie: «Le tue ossa sparse negli abissi dell'Oceano meritavano un monumento ove il proscritto riconoscente potesse un giorno contraccambiarti d'una lagrima». L'opera fu commissionata allo scultore Carlo Nicoli di Carrara, dell'omonimo studio di scultura fondato nel secolo scorso, e realizzato in marmo bianco delle Apuane.

La scultura, un unico blocco di marmo, collocata sul Lungomare, rappresenta Carniglia nell'atto di sostenere Garibaldi ferito, accasciato presso di lui.

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