Delitto mafioso a Como: ucciso, testa in un sacco

Gli hanno sparato e hanno lasciato il corpo nel retro del suo furgone. Mistero sul movente. Il van era posteggiato vicino a casa di un nipote.   A trovare il cadavere è stato il fratello. L’uomo era scomparso da 24 ore

Delitto mafioso a Como: 
ucciso, testa in un sacco

Tavernerio(Como) - Un colpo alla testa, il cranio sfondato. Il corpo riverso sul Mercedes Vito giallo che usava per lavorare. Lo sportellone era socchiuso, suo fratello l’ha spalancato e ha trovato Antonio Di Giacomo, 45 anni, tre figli. Ucciso, pare, con un colpo di arma da fuoco alla testa. Un regolamento di conti, una vendetta, ogni ipotesi è aperta anche se è inquietante lo stile «mafioso», da esecuzione. Di sicuro, qualcuno che pensava di avere un conto in sospeso e ha sparato. Il corpo senza vita di Di Giacomo è stato trovato sabato pomeriggio alle 15 a Tavernerio, tra via Europa Unita e via Alle Selve, a venti metri in linea d’aria dalla statale che porta a Como. Ieri ancora nessuna traccia dell’assassino che comunque ha agito con calma, prendendosi anche la briga di chiudere il corpo in un armadio, coprirlo con un telo e insacchettargli la testa. Un lavoro fatto da qualcuno con grande sangue freddo che non temeva di essere scoperto. La vittima è originaria di Potenza, abita a Colico, in provincia di Lecco, ma aveva abitato a Cavallasca. Il più grande dei suoi figli ha 10 anni, il più piccolo 5, il secondo ne ha 7.

Di Giacomo era scomparso da casa da 24 ore. A un certo punto non era più rientrato, la moglie non aveva più avuto sue notizie ed era andata a sporgere denuncia ai carabinieri di Colico. Poi il fratello l’ha trovato, vicino alla casa del nipote, a Tavernerio. Cosa sia successo dall’ultima volta che l’uomo è stato visto a quando è stato ritrovato senza vita, ancora non si sa. Di Giacomo era un grande appassionato di windsurf. Il furgone giallo sul quale è stato trovato è suo, appartiene alla «Wind service», una piccola azienda individuale che si occupa di forniture di caffè e bevande. Il furgone è stato analizzato dagli uomini della polizia scientifica alla ricerca di tracce e indizi per trovare l’assassino. Bisogna capire dove è stato ucciso, se è stato sorpreso proprio a Tavernerio oppure è stato ammazzato da qualche altra parte e poi l’hanno portato fin lì. L’uomo è stato trovato riverso a pancia sotto. Non aveva le scarpe. Chi l’ha ucciso ha messo il corpo in un grosso armadio di plastica grigio, forse per trasportarlo sul furgone senza che nessuno lo vedesse. L’armadio con il cadavere era poggiato nel vano di carico del Mercedes Vito giallo con i vetri oscurati. Tutto intorno scatoloni carichi di bicchierini, palette per il caffè e cialde. Il cadavere era coperto da un telo verde che lasciava scoperti solo i piedi. La testa era avvolta da una sacchetto di plastica trasparente, di quelli che di solito si usano per surgelare gli alimenti. Tutto il furgone era pieno di sangue.

La polizia, prima che la salma fosse portata via e messa a disposizione del pm Simone Pizzotti, ha interrogato i residenti della zona alla ricerca di testimoni. Prima però la moglie è arrivata sul posto e ha riconosciuto il marito dagli abiti che indossava, jeans e maglietta. «Me l’hanno ammazzato», ha urlato la donna, sconvolta.

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