ROMA - Via Poma, ciak si gira. A ventuno anni esatti da quel delitto che ancora fa discutere l'Italia, diventa un film tv per la prima serata di Canale 5, con Roberto Faenza dietro la macchina da presa e Silvio Orlando nei panni dell'investigatore, la brutta storia della ventenne Simonetta Cesaroni, straziata da 29 coltellate proprio il pomeriggio del 7 agosto nelle stanze deserte di un ufficio del borghese quartiere romano di Prati, quello della Rai e dei tribunali. E non mancano le polemiche: dopo quella con i legali di Busco che nei giorni scorsi si sono detti pronti a bloccare il film, quella con il condominio di Via Poma che all'ultimo momento avrebbe negato il permesso di girare all'interno. Il regista è sdegnato: «cose che mi lasciano sgomento- dice - dovrebbero essere contenti del nostro contributo».
Un caso tutto sommato irrisolto, fa notare il produttore Pietro Valsecchi della Taodue, anche se c'è un colpevole, Raniero Busco, che allora era il ragazzo di Simonetta e che a gennaio di quest'anno è stato condannato in primo grado. Via Poma come l'Italia «Per noi è un po' una metafora del Paese, dove le verità non arrivano mai», dice Valsecchi. Per questo, spiega, è stato deciso di farne un film. Film «complicato e difficilissimo», sottolineano insieme produttore e regista, che già prima di cominciare ha subito attacchi (dai legali di Busco ndr) e «pressioni». Di certo quella di Simonetta Cesaroni è una storia popolare, che ha commosso e che continua a commuovere, sottolineano d'accordo con lo sceneggiatore Antonio Manzini, e anche «una storia di malagiustizia», con vent'anni di «indagini costellate di errori».
Mora e riccioluta come lo era la giovane segretaria di Via Poma, incredibilmente somigliante a lei, sarà la giovane Astrid Meloni ad impersonare la vittima. Più centrale sarà però il ruolo di Giulia Bevilacqua, volto di Distretto di Polizia, che sullo schermo diventerà Paola, la coraggiosa sorella di Simonetta che nella realtà è sempre stata in contatto con la produzione («abbiamo parlato a lungo con lei, il suo coraggio e la sua laica razionalità ci hanno colpiti tutti»). Fabio Traversa sarà Busco. Nei panni del portiere Pietrino Vanacore, personaggio clou della vicenda (fu arrestato e poi rilasciato, qualche tempo fa è morto suicida ndr) ci sarà Giorgio Colangeli, il primo oggi a girare alcune scene.
Silvio Orlando, che racconta di vivere con imbarazzo un lavoro con tante aderenze alla realtà, sarà invece Niccolò Montella, l'ispettore capo della polizia di Roma che prova a districarsi nell'ingarbugliata matassa di quel delitto. Un personaggio di fantasia, chiariscono Valsecchi e Faenza, uno che «incarna la coscienza sana del paese, che cerca sempre la verità». Il finale, anticipa il regista, resterà aperto, «anche se ci saranno due colpi di scena». «Non ci sostituiamo ai giudici - rassicura- Il nostro compito non è raccontare la verità, bensì mettere insieme un puzzle con i tanti punti oscuri. Un po' una controinchiesta rispetto all'inchiesta ufficiale». Insomma «un contributo», dice Faenza, e un po' anche una denuncia «su come vengono portate avanti le indagini», un film che si pone come «l'idem sentire della gente comune»- argomenta l'autore di tanti film dal recente 'Silvio Forever' a 'I vicerè- un momento di «cinema civile».
Un film, aggiunge Valsecchi, «che mette in fila tanti pezzi di verità». Il colpevole? «ognuno di noi si è fatto un'idea, non per forza la stessa», rispondono produttore, regista, attori. Intanto si parte senza riprese negli interni del placido palazzone bianco e giallo di via Poma.
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