Dell’Utri in campo con i «Circoli della libertà»

Il senatore di Fi: «Sono già mille e rappresentano il nuovo. Di questo passo travolgeranno i partiti»

Fabrizio de Feo

da Roma

Marcello Dell’Utri si è ormai prefissato un obiettivo politico preciso: piantare i semi del nuovo Partito della libertà e far nascere un grande movimento «dal basso» per la «suprema difesa della libertà dell’individuo». Da uomo pratico, poco incline alle acrobazie verbali e alla voglia di protagonismo, il dirigente azzurro - «il senatore» come lo chiamano tutti coloro che lavorano con lui - va dritto al punto. E alla presentazione del quarto convegno nazionale del «Circolo dei giovani», l’associazione culturale nata nel 2002 come costola del «Circolo» fondato tre anni prima, in programma dal 24 al 26 novembre a Montecatini Terme, mette subito le carte in tavola. «A Berlusconi che chiuderà il nostro convegno consegnerò gli atti di fondazione di mille circoli della libertà, trecento già esistenti e settecento nuovi di zecca. Ne stanno sorgendo ovunque, a macchia d’olio. È una germinazione spontanea impressionante che investe tutte le categorie, dalla polizia alle Asl fino alle università».
L’iniziativa ha un significato duplice: favorire in prospettiva la nascita del Partito unitario della libertà, come evoluzione politica della Cdl, e battersi nell’immediato per la difesa delle libertà dei cittadini «messe pesantemente in discussione dal governo Prodi». «Non sappiamo dove ci condurrà questo cammino ma dobbiamo percorrerlo» commenta Dell’Utri che ammette il «salto di qualità» compiuto dai suoi circoli, cellule di formazione liberale nate per coinvolgere chi non si era mai occupato di politica trasformatesi ora in vero e proprio tessuto connettivo del futuro partito unitario. «Ciò che al vertice appare difficile, a livello di base avviene in modo semplice e spontaneo» spiega. «Di questo passo questo movimento che parte dalla base travolgerà i partiti». Non si sa quando il centrodestra potrebbe presentarsi unito. Anche l’appuntamento con le amministrative potrebbe tenersi «con il vecchio sistema» dei partiti. «Poi però arriverà il nuovo, faremo un casino, vedrete...».
Nel frattempo Dell’Utri fotografa con scarnificante semplicità la quotidiana battaglia sul filo del voto al Senato. «Se il governo Prodi cadesse domani saremmo felicissimi. Anzi, se cade andiamo al voto e vinciamo subito. Ma dobbiamo parlare chiaro: se non cambia qualcosa la spallata non c’è modo di darla. Al Senato siamo pari: 156 a 156 ma loro hanno 7 senatori a vita. Finché voteranno con l’Unione non c’è speranza di far cadere il governo che cadrà quando cadrà. Nel frattempo dobbiamo pensare a far crescere il centrodestra e ad attrezzarlo per il futuro».

Un obiettivo che la tre giorni di Montecatini - la sede storica di Sorrento è stata abbandonata perché le strutture locali non consentivano di andare oltre le 2200 presenze - servirà a focalizzare e a rilanciare. Grazie anche a tre invitati «pesanti»: Giulio Tremonti, Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi.

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