Fabrizio de Feo
nostro inviato a Sorrento
Marcello DellUtri dirige lorchestra del «suo» convegno di Sorrento salendo sul podio con parsimonia, distillando le apparizioni e vestendo con ritrosia labito del protagonista. Ma per il saluto finale abbandona il ruolo del manovratore silenzioso e del «regista culturale» per regalare entusiasmo ai suoi ragazzi. «Sono certo che il prossimo anno dovremo cercare un contenitore più grande» annuncia il senatore azzurro, che guarda con fiducia alle politiche perché non vede alternative: «Possiamo vincere, se la gente vota a sinistra è rovinata, anzi peggio ancora...». . «Berlusconi mi ha detto: Sono arrivato qui con il 100% di motivazione e ne sono uscito con il 200%. Io voglio dire con chiarezza che qui le truppe non vengono perché cammellate. Qui la gente viene spontaneamente e paga soldi propri. Qui non ci sono i mercenari come crede la sinistra. Voi siete qui per accrescere il vostro valore di uomini, affinché in Italia si inverta la tendenza a fare strada solo perché si è amici degli amici». Lo sguardo si volge, inevitabilmente, al futuro del movimento. «Come ha detto Brunetta, Berlusconi è grande quando è rivoluzionario. Abbiamo 165 circoli in Italia ma possono essere di più. Tornate a casa e accendete fiamme di entusiasmo per la nostra rivoluzione liberale». Lapplauso e labbraccio dei ragazzi che condividono questa avventura in controtendenza è riconoscente, la scossa trasmessa ai DellUtri boys arriva dritta al bersaglio. Ma prima del senatore siciliano, a segnare politicamente la mattinata ci sono le sonanti rivendicazioni dell«orgoglio di governo» dettate da due economisti.
Inizia Mario Baldassarri che ricorda la finanza cosmetica del centrosinistra e leredità con cui il centrodestra fu chiamato a fare i conti. «Amato chiuse la legislatura con una clamorosa bugia: affermando che il rapporto deficit-Pil si sarebbe attestato allo 0,8% nel 2001» ricorda il viceministro dellEconomia. «In realtà era quattro volte più alto, era al 3,2%. Qualcuno di noi oggi mugugna e coltiva la tentazione di fare come il governo Amato, ovvero sfondare di 50-60mila miliardi di lire e utilizzare i fondi per la campagna elettorale. Ma questo il governo non lo vuole e non lo deve fare». Baldassarri, poi, cambia scenario e ricorda una circostanza storica che vorrebbe si applicasse allItalia. «Le grandi ristrutturazioni richiedono due mandati. Guardate la Thatcher, Reagan, Blair, Kohl. È fisiologico. Nel primo mandato si imposta, nel secondo si porta a compimento la rivoluzione. La vittoria della sinistra ci riporterebbe indietro di 10 anni. Sarebbe un disastro».
Ancora più secco, duro, politicamente scorretto, Renato Brunetta, che procede nella «rivendicazione» del lavoro fatto dal centrodestra ma invita la Cdl a mettere da parte le inutili sudditanze. «Questo è un governo che fa le cose giuste e non lo sa. Razzola bene ma parla male. Siamo di fronte a un governo che ha prodotto una inversione del reddito generazionale: prima si dava ai padri e si toglieva ai figli. Ora si dà ai figli. È stato invertito il collasso generazionale. Eppure ci fanno il lavaggio del cervello. Questo è il governo che ha avuto più scioperi generali nella storia della Repubblica. Ha tagliato i fondi per lo spettacolo ed è successa lira di Dio. È giusto il taglio? Sacrosanto. Avremmo dovuto dire: il taglio questanno è stato del 40%. Lanno prossimo non vi daremo una lira: i soldi si danno alla cultura vera non ai detentori dellegemonia culturale che non si sono mai confrontati con il mercato e fanno film con 24 spettatori». Brunetta non nasconde una sua convinzione: «Il Berlusconi mediatore è il Berlusconi che perde. Il Berlusconi rivoluzionario è quello che vince. Forse noi non gli siamo stati sufficientemente vicini per farlo restare rivoluzionario».
La dimostrazione di questo teorema arriva direttamente dalla stretta attualità. «Ha parlato della casa. Cè stato lo scompiglio a sinistra, è scoppiato il finimondo. Il punto è che vogliono tenere sotto il tallone questo pezzo di popolo. Abbiamo dato ai borghesi la casa con la vendita delle case degli enti, la vogliamo dare anche alla povera gente? Come sarebbe il nostro Paese se tutti diventassero proprietari? Sarebbe linizio della libertà. Invece vogliono che vadano con le mutande in mano per avere laffitto sociale dai sindaci rossi in cambio del voto. Quella di Berlusconi è unidea dirompente, rivoluzionaria, semplice. E non difficile da realizzare perché tanta gente vive in affitto nelle case popolari ma le vorrebbe comprare. Regaliamogliela. Tanto per lo Stato sono un onere. Io vi dico una cosa: cè il rischio che ci rubino la voce rivoluzionaria di Berlusconi. Voi siete quelli che potete evitarlo». Lultima stoccata è per Carlo Azeglio Ciampi. «Non è possibile che questo governo tratti le leggi con il Quirinale.
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