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Dell'Utri, il Csm apre pratica a tutela dei giudici Nel mirino gli articoli del Fatto: "Screditati i pm"

Aperta una pratica a tutela dei tre giudici della seconda sezione penale della Corte di Appello di Palermo. Nel mirino alcuni articoli di stampa, in particolare uno apparso sul quotidiano Il Fatto, pubblicati prima della sentenza a carico di Dell’Utri: "Discreditano la magistratura"

Dell'Utri, il Csm apre pratica a tutela dei giudici 
Nel mirino gli articoli del Fatto: "Screditati i pm"

Roma - La prima commissione del Consiglio superiore della magistratura ha deciso, a maggioranza, di aprire una pratica a tutela dei tre giudici della seconda sezione penale della Corte di Appello di Palermo che ieri ha condannato Marcello dell’Utri a sette anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa. Oggetto della pratica a tutela è il contenuto di alcuni articoli di stampa, in particolare uno apparso sul quotidiano Il Fatto, pubblicati prima della sentenza a carico di Dell’Utri e in cui - secondo quanto ipotizzato dal consigliere laico del Pdl Gianfranco Anedda che ha chiesto e ottenuto l’apertura della pratica - i giudici Claudio Dall’Acqua, Sergio La Commare e Salvatore Barresi sarebbero stati oggetto di "insinuazioni e sospetti" che getterebbero "discredito sulla magistratura giudicante".

La decisione del Csm Quattro i voti a favore dell’apertura della pratica, due i contrari (il consigliere Giuseppe Maria Berruti di Unicost e il presidente della prima commissione, Mario Fresa, togato della corrente Movimento per la giustizia). La Commissione dovrà ora valutare se con questi articoli sia stata messa in atto una delegittimazione del collegio e lo farà al termine di un’istruttoria con l’acquisito di documenti e probabilmente anche di una relazione del presidente della Corte di appello di Palermo. Solo allora la prima commissione deciderà se mettere a punto un documento di tutela dei tre magistrati da sottoporre poi all’esame del plenum del Csm.

L'articolo incriminato In uno degli articoli di stampa del Fatto pubblicato prima che i giudici si riunissero in camera di consiglio per la sentenza Dell’Utri, si riferiva quanto sostenuto da Marco Travaglio e cioè che la sentenza fosse già stata scritta e che da parte del collegio della corte di Appello ci fosse gran voglia di assolvere il senatore del Pdl, almeno a giudicare dalle ordinanze con cui erano state rigettate quasi tutte le richieste dell’accusa. Secondo il consigliere laico del Pdl, Anedda, si tratterebbe di "insinuazioni" da intendersi anche come "condizionamenti se non intimidazioni" nei confronti dei tre giudici del collegio.

La votazione sulla pratica a tutela è avvenuta solo dopo la pronuncia della Corte di appello di Palermo.

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