Demand spalanca la sua grotta oscura

Fra tante mostre ripetitive, in cui si gabellano come nuovi gli stessi artisti o le stesse opere, con titoli diversi, ogni tanto ne spunta una davvero nuova. È il caso di quella di Simone De Magistris, aperta nel Palazzo dei Cardinali Pallotta a Caldarola (Macerata). Promossa dal Comune di Caldarola e da altri enti, curata da Vittorio Sgarbi, con un documentato catalogo (Marsilio), presenta ottanta dipinti tra Cinque e Seicento di pittori marchigiani e non che illuminano sull’arte di un intero territorio, quello che da Caldarola, piccolo centro ricco di testimonianze romane e medioevali, si irradia per le Marche collegandole all’attività di artisti di tutta la penisola, dal Veneto alla Toscana al Lazio. E tutto grazie al mecenatismo del potente cardinale Evangelista Pallotta, prefetto della Fabbrica di San Pietro, e a importanti botteghe come quella dei De Magistris.
Nella famiglia dei pittori De Magistris si distingue Simone, nato nel 1538 e morto nel 1613, di cui sono esposte oltre venti fra tavole e tele, che ne testimoniano l’originalità: una vera scoperta per il pubblico. Immagini che, se possono ricordare El Greco la complessità di visione, ne sono invece abbastanza lontane nello stile, più sciolto nella luce quello di El Greco, più disegnato, dai contorni netti quello di Simone.


Il merito della rassegna non è soltanto l’aver proposto un artista, ma anche averne ridisegnato tutto il contesto, mettendo in luce altre personalità come Felice Damiani di Gubbio, autore di un affascinante Sogno di san Giuseppe, o l’anconetano Andrea Lilli, pittore di opere allucinate come i Quattro santi con angeli musicanti, dal clima nettamente controriformistico, o ancora come il più noto Cristoforo Roncalli detto il Pomarancio.

LA MOSTRA
«Simone De Magistris. Un pittore visionario tra Lotto e El Greco», Caldarola (Macerata), Palazzo dei Cardinali Pallotta. Fino al 30 settembre. Informazioni: 3490571850; 0733903707; 0733905529.

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