Demolite le baracche dell’acquedotto

Una favela all’ombra dell’acquedotto Felice. Era lì da decenni, ieri mattina è stata sgomberata e demolita dal Nucleo antiabusivismo del comune di Roma e dai vigili urbani del Gruppo VIII. Baracche di legno e plastica, qualcuna in cemento a due piani, vasi di fiori davanti alle finestre, piccoli orti, cani, galline, cumuli di rifiuti maleodoranti. Un accampamento abusivo sviluppato per circa due chilometri quello di via del Mandrione, reso celebre dai racconti di Pasolini. Gli abitanti, circa 15 romeni non hanno opposto resistenza: con rassegnazione, lacrime non trattenute o ingoiate hanno preparato i bagagli e lasciato spazio alle ruspe. Alcuni di loro saranno ospitati in strutture del comune.
«È una zona ad altissima sensibilità archeologica dove regna da tempo una situazione di grosso degrado». Commenta così l’operazione l’assessore all’Urbanistica, Marco Corsini che spiega: «Serve un adeguato controllo del territorio per evitare che si possano riformare in futuro altri accampamenti. Troppa tolleranza porta ad aggravare il fenomeno come è successo negli anni precedenti».
È proprio negli anni della giunta Veltroni che i romeni sgomberati ieri trovano «casa» in quelle baracche. Persone come Cristina che racconta con le lacrime agli occhi: «Stiamo qui da otto anni. Abbiamo pulito, piantato i fiori e creato un piccolo orticello. Siamo persone oneste, lavoriamo in Italia per far studiare i nostri due figli in Romania: io faccio pulizie mio marito Alessandro è un muratore». E anche il coniuge di Cristina non nasconde l’amarezza: «Siamo arrabbiati e dispiaciuti. Non è colpa di nessuno, ma a rimetterci sono sempre i poveri, i disperati».
Luigi Camilloni, il presidente dell’Osservatorio sociale, non può fare a meno di sottolineare la noncuranza, l’indifferenza e il permissivismo che hanno prodotto una situazione da terzo mondo: «Resta un mistero che nessuno si sia accorto della realizzazione di due chilometri di baracche abusive in un’area archeologica, con tanto di orti e galline. In un qualsiasi altro Paese civile membro della comunità europea – commenta Camilloni - non sarebbe sfuggito un insediamento di tale dimensione e si sarebbe giocato in anticipo, prevenendo il degrado e i cumuli di rifiuti maleodoranti». Un lassismo a cui andava posto fine: «Ben vengano questi servizi che dovrebbero essere di routine e incoraggiati ma soprattutto – ha concluso Camilloni - potenziati per evitare esborsi di denaro pubblico per ripulire e riqualificare le aree interessate».
Anche Giorgio Ciardi, delegato del sindaco per le Politiche della sicurezza, si complimenta per l’operazione che: «oltre ad aver risolto un grave problema di abusivismo edilizio ovviamente ha ricreato le condizioni di messa in sicurezza di un’area da troppo tempo lasciata nel degrado».


Il Campidoglio conferma l’ intenzione di sradicare il degrado delle baracche: «Quello di oggi – spiega Corsini - è un altro importante tassello che la nostra amministrazione aggiunge alla lotta per contrastare con fermezza e forza l’abusivismo edilizio». Un’operazione che non rimarrà isolata: «Ho dato disposizione per estendere il controllo a tutte le costruzioni che interessano e deturpano il tratto».

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