Denunciato Obama La guerra in Libia finisce in tribunale

La guerra che doveva essere brevissima, e porre fine velocemente al regime di Gheddafi, in realtà non è ancora finita. E non si sa quando si concluderà, tanto che il rais è tornato a sfidare l’Occidente, con le sue immagini mentre gioca beffardamente a scacchi. Così fra gli alleati cresce il malumore, da una sponda all’altra dell’Atlantico. C’è la Francia, ferma, sulle sue posizioni. Ma negli Stati Uniti il presidente Obama è sotto pressione, e in Gran Bretagna il premier Cameron deve fronteggiare le perplessità dei militari (e non solo).
I guai riguardano innanzitutto il presidente americano, che è stato denunciato da un gruppo bipartisan di parlamentari perché l’intervento in Libia sarebbe «illegale». Prima di dare il via libera - dicono - avrebbe dovuto ricevere l’autorizzazione del Congresso, sulla base della War Powers Resolution. Ma ciò non sarebbe avvenuto e quindi i deputati, guidati dal democratico Dennis Kucinich e dal repubblicano Walter Jones, hanno deciso di denunciarlo davanti a un tribunale federale di Washington. Secondo la War Powers Resolution del 1973, il presidente può ordinare l’intervento militare all’estero solo dopo aver debitamente informato il Congresso ed esserne stato autorizzato. In caso contrario, dal momento dell’invio delle truppe al momento del loro completo ritiro non possono passare più di 90 giorni. Che scadono esattamente domenica prossima. Lo speaker della Camera John Boehner ha formalmente invitato il presidente a fornire entro e non oltre la fine della settimana un’informativa completa. La Casa Bianca ha però respinto le accuse: «Abbiamo agito nel pieno rispetto della War Powers Resolution e continueremo la missione in Libia».
Ma le polemiche non si fermano a Washington. Il capo della Royal Navy è stato convocato e strigliato dal premier Cameron dopo aver sollevato dubbi sulla capacità delle forze armate britanniche di sostenere un prolungato sforzo bellico. La Gran Bretagna, ha detto il primo ministro, può reggere lo sforzo di guerra in Libia «per tutto il tempo che è necessario». Anche se, secondo fonti del quotidiano Guardian, nessuno, nemmeno nell’esecutivo, crede davvero che si possa vincere in Libia soltanto grazie alle bombe. Di tutt’altro parere è invece il comandante delle operazioni Nato. «Credo fermamente che possiamo compiere la missione senza far intervenire truppe di terra» ha dichiarato il generale Charles Bouchard durante un incontro a bordo della portaerei italiana Garibaldi. Secondo il generale Bouchard la situazione militare nell’ovest della Libia si sviluppa «molto positivamente».


Sul fronte militare, i ribelli hanno conquistato un’altra città tra le montagne della Cirenaica occidentale, Kikla, 150 chilometri a sud-ovest di Tripoli (dove ieri, secondo la tv libica, dodici passeggeri di un bus sarebbero rimasti uccisi dalle bombe Nato). E avrebbero proseguito la loro avanzata, spingendosi fino alle porte di Zlitan, a una sessantina di chilometri da Misurata.

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