Roma - S'intitola Asterix alle Olimpiadi ma stavolta i veri protagonisti non sembrano essere proprio i Galli «resistenti» ma i Romani con Bruto e Cesare in persona interpretato in chiave inaspettatamente autoironica da Alain Delon che in una memorabile sequenza dice di sé: «Cesare non invecchia, matura. È un gattopardo che non deve niente a nessuno, né a Rocco e i suoi fratelli né al clan dei Siciliani». Così il terzo film della saga ispirato al fumetto di René Goscinny e Albert Uderzo (nel 1999 Asterix e Obelix contro Cesare e nel 2002 Asterix e Obelix: missione Cleopatra) che uscirà da noi l'8 febbraio, mentre è da domani in contemporanea in seimila schermi europei, diventa anche una curiosa sfida tra due icone di un certo, e diverso, cinema francese. Perché nei panni dello strabordante Obelix, con i soliti leggendari pantaloni ascellari a grandi righe bianche e celesti, troviamo un Gérard Depardieu ormai abbonato a interpretare uno dei personaggi dei fumetti più amato d'Oltralpe: «Lo adoro, si vuole solo divertire, è innamorato dalla vita, non ha mai cattivi pensieri, assomiglia a un bambino e si sorprende di fronte alla natura e al cibo. Mi assomiglia tantissimo».
Le due D del cinema francese s'incontrano una sola volta insieme nel film diretto da Frédéric Forestier e Thomas Langmann ma l'accoppiata è epocale ed è interessante sentire cosa pensa Depardieu di Delon che, all'ultimo momento, ha dato forfeit all'incontro stampa di ieri a Roma. «È un uomo incredibile con una grande carriera e un bel destino. Ha lavorato con grandi come Visconti ed è una persona molto complessa e interessante», ha esordito affettuoso Depardieu per poi aggiungere altri «complimenti»: «Credo però che non abbia avuto delle vere occasioni d'attore tranne che per Il gattopardo e La prima notte di quiete. È un principe, un signore, una leggenda vivente però, quando lo conosci, sta sempre sul chi vive, come un felino. Non lo si può lasciare da parte, lo trovi sempre al centro. Delon è stato molto carino ma ricordo che nel primo Asterix c'era anche uno come Benigni. E a me piace tanto lavorare con gli italiani, attori semplici ma molto dotati». Chi vuole intendere...
Ma anche in Asterix alle Olimpiadi la pattuglia italiana è abbastanza folta con un quasi irriconoscibile Enrico Brignano, commentatore sportivo ante litteram, le due Iene Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu nei panni di due corruttibili giudici sportivi, felicissimi di aver lavorato con mostri sacri come Depardieu e Delon che, dicono, «ci hanno trattato bene nonostante abbiamo girato prima e dopo i mondiali di calcio», e la bellissima modella italoamericana Vanessa Hessler nel ruolo della principessa greca Irina che è al centro della trama del film perché solo l'uomo vincitore delle Olimpiadi la potrà impalmare.
Così tra Bruto (interpretato da Benoît Poelvoorde) aiutato dai centurioni romani e Alafolix (Stéphane Rousseau) con l'ausilio di Asterix (Clovis Cornillac), Obelix e delle pozioni del druso Panoramix, sarà una sfida all'ultima vittoria con tanto di citazione della mitica corsa delle bighe di Ben Hur che, con i suoi effetti speciali, ha portato il film a toccare gli ottanta milioni di euro di budget, un record nella storia del cinema francese. Stavolta però, nel grande circo d'arena interamente costruito nei nuovi studi di Alicante in Spagna, troviamo anche una biga tutta rossa guidata nientepopodimeno che da Michael Schumacher con tanto di pit stop in cui Jean Todt gli monta le ruote di legno «a doppia aderenza». Un'incursione sportiva che vede succedersi nell'ironico finale del film stelle di prima grandezza: per il calcio Zinedine Zidane, per il basket Tony Parker (marito della casalinga disperata Eva Longoria), per il tennis Amélie Mauresmo.
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