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Depuratore sotto l’esame del giudice

La scorsa settimana oltre trenta persone hanno sofferto malesseri per i miasmi del bagnasciuga

(...) Doria, dove la scorsa settimana oltre trenta persone hanno sofferto malesseri dovuti ai bagni in mare e ai miasmi che provengono dal bagnasciuga, ma anche quelli di corso Italia, dove si è registrata la proliferazione di topi e pantegane davanti e intorno alle spiagge. Una situazione insostenibile e quasi da catastrofe inquinamento cui il Comune di Genova non è riuscito a far fronte a sufficienza nonostante gli interventi programmati.
«Nei giorni scorsi con l'avvocato Diana Barrui del Codacons abbiamo presentato l'esposto alla Procura della Repubblica - spiega Walter Barilari - dobbiamo rientrare dei danni economici e di immagine della scorsa stagione, di quella di quest'anno, ma soprattutto di quelle dei prossimi anni. Molti clienti infatti ci hanno bollato come i bagni del mare inquinato. Non è facile continuare a lavorare e a gestire la struttura. Abbiamo anche una bella piscina di acqua dolce dove almeno si può tranquillamente fare il bagno. Il problema riguarda il depuratore di Quinto e non tanto l'Ostreopsis ovata e le meduse. Anche se l'alga tossica fiorisce e viene alimentata grazie anche alle sostanze che fuoriescono dagli impianti di depurazione. Siamo usciti parecchie volte in mare per constatare la fuoruscita di liquame che gorgoglia a cinquanta metri dagli scogli. È davvero uno scandalo».
Fotografie, testimonianze, carteggi con Genova Acque, perizie di esperti. Tutto accuratamente allegato alla denuncia presentata in tribunale.
«Alcune settimane fa - dice Barilari - i nostri subacquei si sono immersi per vedere la tubatura della condotta fognaria. Era piena di buchi. Il liquame quindi invadeva tutto il litorale e non soltanto il tratto di mare a cinquanta metri di distanza dagli scogli. Abbiamo revocato il divieto di balneazione come gli altri stabilimenti dopo l'allarme cessato per l'alga tossica. Tuttavia, a causa dell'impianto di depurazione e dei lavori di ristrutturazione di cui non siamo nemmeno informati sui tempi, ci hanno danneggiato per la cattiva fama che ci siamo dovuti accollare presso le nostre clientele. È giusto quindi chiedere un risarcimento anche e soprattutto per l'immagine».
I buchi alla condotta fognaria dovevano essere segnalati dall'autorità di controllo, cioè dal Comune, che invece non si è accorto di nulla. È soltanto grazie all'intraprendenza, per i propri interessi, ma anche per l'incolumità pubblica, dei gestori dei bagni di Quinto, che si sono scoperte le perdite alle tubazioni. Genova Acque ha quindi risposto mandando tecnici e risolvendo una parte del problema, riguardante appunto i buchi, in alcuni giorni. Intanto molti bagnanti avevano evitato di frequentare i Cica e i Sette Nasi.
«C'è stato un evidente danno - spiega il biologo marino Franco Martini, consulente degli imprenditori - la reale situazione è che l'impianto di Quinto non depura niente. E' una specie di trituratore e basta. Non è vero che è una struttura all'avanguardia e prima di vantarsi, come si vantano in Comune, di dire che diventerà il migliore d'Italia, occorre informare come minimo i cittadini sulle riparazioni e sulle ristrutturazioni controllando contemporaneamente quello che succede, come l'incidente ambientale di alcune settimane fa.

Aspettiamo che sia i responsabili di Tursi, sia il direttore di Genova Acque Gianluigi Devoto, possano finalmente definire depuratore l'impianto di Quinto. Nel frattempo la società genovese, cui spetta la gestione dell'impianto, ci deve pagare i danni».

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