È derby anche a casa Bagnoli

Sulle panchine di Treviso e Verona siedono due fratelli che si giocano le semifinali

Francesco Rizzo

Fratelli senza coltelli. Mamma Bagnoli è già in tensione, incline com'è più a soffrire per il figlio che uscirà sconfitto che a gioire per quello vittorioso. E così, i suoi (ex) ragazzi, Daniele e Bruno, controllano la temperatura di un derby del tinello che vale la semifinale scudetto. Nessuna zuffa sotto rete. Non è nel loro stile. Con l'anticipo di oggi tra Cuneo e Piacenza (ore 16.15, Sky 2) scattano i quarti di finale del volley, al meglio delle tre gare: si prosegue domani con Macerata-Perugia e Modena-Trento, ma incuriosisce il match in famiglia del Veneto. Daniele Bagnoli, classe 1953, cinque coppe campioni in carriera - l'ultima a Roma, fine marzo - siede in panchina per Treviso, tricolore in carica, contro il Verona allenato dal fratello Bruno, più giovane di undici anni. Accadde anche nel 2005. Treviso passò solo a gara 5...
«È una vita che ci sfidiamo - attacca Bruno - la prima volta fu un Mantova-Reggio Emilia, serie A2 1992-93: vinsi due volte io ma fummo promossi entrambi. Al volley mi ha portato lui: nel 1985 ero destinato alla squadra in cui lui allenava ma un incidente di moto cambiò i piani». Giochi di un destino che nel '99 ha visto i due fratelli duellare pure in finale scudetto, 2-0 del Treviso di Daniele sul Modena di Bruno.
«Che da allora ha un credito con la fortuna - precisa Daniele - perché visse una stagione fitta di incidenti. Ho vinto più di lui? Ho allenato squadre più forti». La Sisley, soprattutto, con cui punta all'ottavo scudetto personale, nuova meta di una carriera cominciata a Mantova, terra di volley. Bruno intanto pensa alla sua Verona, undici vittorie su tredici gare nel girone di ritorno, terza per media pubblico (3214 spettatori) ma con il senatore Bernardi non al meglio.
«Daniele è un abile tattico, coglie il dettaglio decisivo - dice Bruno - il suo futuro è la Nazionale. Per me è un esempio. Litigare in campo? Mai. E poi lui è un tipo introverso...». Anche se in gioventù il discolo, parola sua, era Daniele. Che spiega: «Sono cresciuto a cavallo degli anni Settanta, un'altra epoca rispetto a lui. Che cosa gli invidio? Si divide in modo equilibrato tra famiglia e palestra. Io mi porto il volley a casa».


Il Bagnoli di Treviso giura che almeno la campagna elettorale è riuscito a distrarlo ma domani torna la campagna-scudetto che gli acciaccati orogranata affrontano, come negli ultimi due (vittoriosi) campionati, senza la pole position in stagione regolare. «Conta essere pronti adesso e restare sani fino alla fine. Chi temo di più? Verona. In febbraio ci ha battuto 3-0». Bruno sorride. Mamma Bagnoli maledice il fatto che nel volley il pareggio non c'è.

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