Il derby cerca giustizia. Reja: «Allora vinciamo noi»

RomaDa una parte il «professor» Vincenzo Montella, chiamato a mettere ordine in una classe un po’ indisciplinata. Dall’altra il veterano Edy Reja, voglioso di togliersi l’etichetta di perdente nel derby e in generale nelle partite con i giallorossi. I 29 anni e le 790 panchine di differenza oggi non conteranno. Conterà invece, come sempre avvenuto, l’aspetto psicologico. La classifica mostra il +5 della Lazio sui cugini, ma la storia della stracittadina romana esula dai punti fatti. E se Montella, primo derby da allenatore dopo nove da calciatore (con l’apice della storica quaterna di nove anni fa), parla di biancocelesti favoriti, Reja va oltre senza alcuna remora: «Sento che è la volta buona, se c’è una giustizia vinciamo noi».
L’unico squillo di tromba, si fa per dire, di una vigilia tranquilla (con gli unici accorgimenti legati all’ordine pubblico, controlli mirati e aumento degli steward tra i vari provvedimenti, ma sugli spalti saranno solo in 50mila) e forse figlia della storia di questa stagione. Sofferta quella della Roma, con un cambio di allenatore e uno ormai vicino di proprietà (a proposito, oggi sarà l’ultimo derby da presidente di Rosella Sensi ma per ora di americano, in tribuna, ci sarà solo l’ambasciatore in italia David H. Thorne, per DiBenedetto bisognerà attendere almeno un’altra settimana, ndr) oltre a isterismi in campo e negli spogliatoi. Felice quella della Lazio, che ha conosciuto solo un piccolo black-out dopo la sosta natalizia ma che è rimasta sempre nella zona che conta.
Il quarto posto, ovvero un posto Champions per la prossima stagione, è il ricco bottino di questo derby anche se non sarà l’ultimo treno, visto che entrambe dovranno poi fare i conti con il terzo incomodo Udinese. La Lazio non lo vince in casa dei cugini dal 1998 (2-1 in Coppa Italia) «È un derby per riconquistare i tifosi», dice Montella che non avrà tempo di emozionarsi per la prima stracittadina nel nuovo ruolo, ma che anzi sottolinea come «lo sentissi di più da giocatore». Ora è alle prese con un gruppo uscito con le ossa rotte dalla campagna europea, in particolare con il caso De Rossi. «Ho fiducia nel suo stato psicologico per questa gara - così Montella - e dopo una partita così nervosa, il derby può essere anche di aiuto per lo spirito di rivalsa. Certo, si poteva arrivare alla sfida con la Lazio in una situazione più serena e meno tirata, vista la crescita della squadra». Ma intanto mette un punto fermo, che è anche un messaggio ai giocatori dopo l’anarchia delle ultime partite: «Il rigorista lo deciderò io prima della partita, se non si sentirà di tirarlo dovrà dirlo prima a me e io provvederò, insomma un po’ come si fa con i bambini...».
Ci sarà Francesco Totti, assente negli ultimi due derby e nonostante tutto recordman di presenze (oggi sarà il suo 33°), ma a digiuno di gol alla Lazio dal 23 ottobre 2005. «Spero che si sblocchi, è in salute», l’auspicio di Montella. E ci sarà l’altro numero 10, quel Mauro Zarate croce e delizia dei tifosi biancocelesti.

«Si scrive troppo su questo ragazzo e non gli fa bene, deve sentirsi libero, senza troppe responsabilità», così Reja. Che risponde anche all’attacco del fratello-procuratore, che accusa il tecnico di far giocare Maurito da terzino: «Certe persone dovrebbero collegare la lingua al cervello...». La parola al campo.

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