Daniele Petraroli
Italia-Francia, ma anche Cina-Algeria o Ecuador-Marocco. Sono i tanti aspetti diversi della finalissima mondiale di ieri sera. Tanti quante sono le comunità straniere della Capitale. In fondo, ormai, un quinto degli abitanti «romani» è di provenienza straniera e mai come questa volta il loro tifo si è sentito, nelle strade come nei loro locali.
Tutti davanti allo schermo la notte scorsa, dunque. La gran parte, ovviamente, a tifare gli azzurri per riconoscenza verso il Paese che li ospita. Ma cè anche un nutrito gruppetto che si è schierato con i Galletti di monsieur Domenech. «Sì, lo ammetto, ho sostenuto Les Bleus - confessa Ahmed, 28 anni, algerino - per Zidane, originario del mio Paese e allultima partita della carriera e perché, nonostante la guerra, il nostro popolo ha sempre avuto un legame speciale con la Francia».
La mappa del tifo straniero è presto fatta. Per gli uomini di Lippi si è schierato tutto il Continente sudamericano, lEst Europa, e i cinesi dellEsquilino, per i «cugini» dOltralpe, invece, la gran parte degli immigrati nordafricani. Con le dovute eccezioni ovviamente. «È vero, molti miei amici hanno tifato per la Francia - le parole di Ousmane, senegalese trentenne, «libero professionista» nel settore del cd piratato - ma io no. Sono in Italia da cinque anni ormai e considero Roma la mia città. La vostra gioia è anche la mia».
I cinesi di Roma, invece, sono compatti. Tutti con Totti e compagni. «Abito allEsquilino da quasi quindici anni - spiega Li Hiao, 44 anni, un negozio di abbigliamento come lavoro - ormai mi sento romano e romanista al cento per cento. Non potevo non tifare per il mio capitano anche perché questanno la Cina non è riuscita a qualificarsi. E come me la pensano tutti i miei connazionali. Io addirittura mi sono organizzato per tutte le partite della nazionale azzurra. Sempre lo stesso schema. Serranda del negozio abbassata prima del tempo, cena cinese e televisore 40 pollici sempre con gli stessi amici per scaramanzia. E devo dire che è servito visto il risultato». Stessa «passionaccia» per il tricolore quella della numerosa comunità romena. «Io lho vista con mio cugino - racconta Gheorghe, muratore -, il vero fissato per il calcio è lui. Ha la camera tappezzata di poster di Cannavaro e Zambrotta perché è juventino. Io preferisco Chivu e la Roma. Comunque anche noi abbiamo sostenuto lItalia fin dalla prima partita complice la mancanza della Romania nella fase finale».
Ma, come dicevamo, il cuore straniero che ha battuto per il tricolore va cercato altrove e precisamente nella «torcida» sudamericana. «Abbiamo sofferto e gioito con voi per tutto il mondiale - racconta al telefono Pablo Hernandez dellassociazione «Ecuador amazzonico» e membro della Federazione italiana dirigenti sportivi del Coni -, non potevamo non farlo anche oggi (ieri, ndr).
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