Il derby fa male a Milano Varese la prima sorpresa

PROBLEMI Nell’Olimpia Finley segna 28 punti, ma non può essere il vero regista per questa squadra

Meglio la pelle di un istrice nella borsa che trovarsi davanti un peccatore redento ed un vecchio giocatore geniale come è capitato all’Armani Milano, che nell’esordio in campionato sul campo dell'eterna nemica Varese ha perso il finto sorriso dell'estate, ha lasciato a Masnago il primo dei suoi sette veli, Salomè ritoccata ma non più promettente di quella che perse la finale scudetto l’anno scorso.
Ronald Slay, ventottenne di Memphis, croce e delizia di tanti allenatori che lo hanno benedetto e maledetto magari nella stessa partita, e Randholph Childress, trentasettenne professore di basket nato a Washington, poche presenze nell’Nba per troppi infortuni, tanti viaggi per fare il professionista, dalla Turchia alla Francia, dall’Australia all’Italia dove gioca il nono campionato dopo aver regalato gioia a Scafati, Napoli, Montegranaro e Caserta, diventano l’incubo per l’Olimpia che non arriva a 70 punti e che non pecca soltanto di cinismo come dice il suo allenatore, ma scopre di non aver lavorato abbastanza per stabilire gerarchie. Una squadra che, lasciato partire Hawkins, l’uomo che metteva le mani nel fuoco per tutti, avrà molto da fare per cercare veri protagonisti fra i dieci che la proprietà è convinta di aver regalato a Piero Bucchi.
Varese e la grande festa per il ritorno dal giardino della seconda serie: la Cimberio per una domenica speciale da regalare ai suoi oltre 2.500 abbonati al primo tutto esaurito dell’anno. Stefano Pillastrini, maestro sensibile, prende nella rete il suo avversario, lo illude di non potercela fare fisicamente quando nel terzo quarto va sotto due volte di 4 punti dopo averne avuti anche 10 di vantaggio ad inizio partita.
Varese è l’avversaria che per più volte ha conteso lo scudetto a Milano nell’età dell’oro e ieri ha vinto per la 69ª volta su 158 partite, rimanendo in positivo nelle 76 sfide a Masnago. Milano con i suoi dubbi e Varese con la certezza di avere una squadra che avrà qualcosa da regalare ancora nella stagione, pur sapendo che Slay non farà sempre partite mostruose segnando 33 punti, con 12 su 16 al tiro, non lo vedrà sempre volare a rimbalzo (14) come ieri. Neppure da Childress ci si potrà aspettare un rendimento così alto pur rimanendo in campo oltre 30 minuti, ma una cosa appare evidente, al di là delle frasi fatte di chi ha perso e si dichiara ancora in cantiere per costruire la squadra nuova, e cioè che non esiste crescita nel gioco se non hai un regista capace di pensare per tutti. Milano non ha questo uomo perché Morris Finley, che pure ha segnato 28 punti, che pure ha dato la spinta per il breve sorpasso del terzo tempo, non è uno che pensa prima di tutto a far sentire bene i compagni: lo sapevano a Rieti, lo avevano capito anche a Siena, dove faceva il cambio per McIntyre. Ma c’è chi storce il naso davanti al vecchio Childress e si esalta per un giocatore che ha fatto una buona partita, ma si è presto isolato senza trovarsi al fianco il solito lunatico Hall, senza togliere la brina che disturba tipi di qualità come Arcker, senza dare fiducia alla coppia lituana di esordienti, il massiccio Petravicius, 6 puntici e 2 rimbalzini, il quasi ignorato Maciulis, tiratore che da 3 è andato quasi in bianco (2 su 7), con poca voglia di coinvolgere Mancinelli, l’ex ragazzo d’oro della Fortitudo che, se abbiamo imparato a conoscerlo, si sgonfierà presto giocando soltanto scampoli di partita da gregario.
Finley e la sua bulimia offensiva che lo illude di essere esente da fatiche difensive, senza poter contare su altre menti creative perché Bulleri è quello che ama la libertà che gli davano a Treviso, perché Mordente ti può dare anche l’anima ma non molti assist.
Pillastrini ha protetto i suoi fenomeni, li ha fatti aiutare da Jobey Thomas (11 punti e 3 assist) che a Milano non doveva proprio nulla dopo una stagione passata a fare ingiustamente il capro espiatorio di un attacco senza luce, prendendo quello che avevano da dare il vecchio Galanda (9 punti ma 1 solo rimbalzo), i ragazzi Antonelli, Gergati e Martinoni, l’effervescente Passera (7 p.). Certo il domani non sarà così facile e così dolce, ma intanto la Cimberio rientra nel gioco e fa sapere che a Varese sanno fare le cose per bene, magari sbagliando, magari confondendo certi ruoli, ma adesso, con gli ex Vescovi e Ferraiolo nella cabina di comando, ecco il primo sole, aspettando con ansia la trasferta a Teramo, la rivelazione dell'anno scorso che ieri, senza Amoroso, ma con qualche bella novità tipo il diciottenne Polonara, ha fatto una bellissima partita, pur perdendo in volata a Ferrara, un’altra società fiorita perché i suoi giardinieri (Mascellani e Crovetti) l’hanno fatta crescere sana e anche forte abbastanza per non sentirsi già battuta quando fra una settimana affronterà l’Armani al Palalido.


Nella giornata delle cinque dirette di basket l’unica partita scontata è stata, ovviamente, quella dei campioni, di Siena che ha lasciato a meno 50 punti il poco che può offrire Napoli adesso e, si teme, anche in futuro, ma l’abile regia di Minucci ha comunque regalato un brivido alla sua gente e a chi crede in queste cose ritirando la maglia di Kaukenas, trasferitosi al Real Madrid di Messina, ringraziandolo per 4 anni stupendi con la società che ha portato a vincere tre scudetti.

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