Un derby per l’Inter o per il campionato Ma sarà l’ultimo di Mou?

Potrebbe essere l’ultimo derby di Mourinho ed è il primo del nuovo decennio. Ce n’è abbastanza per regalarsi alla storia. Dopo una settimana passata a domandarsi: quanto vale? Quanto conta? Chi è più forte? Riaprirà il campionato? Meglio Mou o meglio Leo? Più bello Mou o più bello Leo? Finalmente la smetteremo di grattarci la crapa. Il pallone ci dirà qualcosa, salvo infilarci nel tunnel di un altro mistero gaudioso. Dunque, prima di approcciarci tutti al derby, val la pena vederne i punti fermi. Ripartiti in interessi personali e non.
Interessi personali: giornalisticamente c’è solo da sperare che l’Inter vada gambe all’aria e riapra i giochi, o almeno riaccenda le speranze di due terzi dell’Italia pallonara. Ne godrebbero i tifosi avversi, le copie dei giornali e l’audience televisiva. Diversamente la pensano gli interisti, salvo qualche masochista che, nella casa nerazzurra, non manca mai. Taluno perfino impensabile. Sì, certo, il pari sarebbe il male minore. Ma, diciamolo, dopo tanta attesa provocherebbe un po’ di delusione. Fra l’altro non capita dal 24 ottobre 2004 (0-0), dodici derby fa, epopea ante tsunami calcistico detto Calciopoli. Un altro mondo, o quasi.
Invece partiamo da un vincente certo e da un perdente acclamato. Il vincente è José Mourinho, primo in classifica, sicuro di restarci anche stasera, eletto in un referendum televisivo, fra signore e signorine, il “bell One” preferito della panchina. Leo strabattuto. Il perdente acclamato risponde al nome di Marcello Lippi che, con quella snobistica (leggi Moratti) e poco illuminata trovata sugli italiani in nerazzurro per tenersi lontano da Appiano, si è attirato antipatie in gran quantità. Gli interisti sono inviperiti. I colleghi perlomeno perplessi. Trapattoni glielo ha fatto capire con belle parole: «Si può scivolare su una buccia di banana». Almeno avesse evitato la settimana del derby!
Trovate le certezze, restano tutte le incertezze. Vincerà l’Inter o vincerà il campionato? Da questo dubbio non si scappa. La fortuna di Mourinho la farà ancora da padrone o il Milan possiede l’antidoto? Bisogna partire dal 4-0 interista dell’andata per accertare che il tempo non è passato invano. Il campionato ha ritrovato una squadra che non dava garanzie di tenuta in scia all’Inter. La gente di Mou non ha deluso e nemmeno sorpreso: anche l’anno passato, proprio in questo periodo, si è trovata in qualche difficoltà, ha perso punti, ma tenuto agevolmente la rotta. Non eravamo abituati a ritrovarci con un derby così anticipato, nel girone di ritorno. Ed è, forse, una delle ragioni per cui la settimana è stata uno sviolinare di trionfalismo: dal 1993 mai un derby di ritorno così importante per la classifica. Allora il Milan conduceva con 7 punti, finì pari e, alla fine, il distacco si ridusse a 4 punti. Ma niente di più.
Vero che gli unici ribaltoni da derby sono riusciti ai nerazzurri: conduce il Milan (1965 e 1971), vince la “Grande Inter” e la classifica finale segue l’esito della partita. Era il tempo dei due punti per vittoria, fra le squadre c’erano appena tre punti di differenza che poi saranno gli stessi (4 nel 1971), ma a classifica capovolta. Ecco, se uno volesse guardare numeri e statistiche (l’Inter vince da quattro derby casalinghi di fila, non perde una partita in casa dal novembre 2008, il Milan non realizza la quarta vittoria esterna consecutiva da 5 anni e ha perso solo una volta negli ultimi 18 incontri), ci sarebbe da intuire un coup de theatre. A rigor di realtà, sarà meglio non dimenticare che il Milan ha una partita in meno, i 6 punti di distacco potrebbero essere tre, ma stasera potrebbero diventare nove. E vedremo chi avrà pagato tanto alle assenze: Leo teme per la difesa, Mou per il centrocampo. Peggio essere senza Nesta o Stankovic? A occhio, ci perde il Milan.
Ma se, davvero, questo sarà l’ultimo Inter-Milan di Mou, volete che la buona stella non abbia occhio di riguardo? Intendiamoci: essere il preferito delle stelle è un merito. Non essere più nel cuore degli interisti e di Moratti, un colpo basso al SuperIo. Ormai anche i muri di Appiano sussurrano che il portoghese chiuderà: volente o nolente.

Anzi, ha rischiato di lasciar prima la compagnia, se avesse toppato la qualificazione in Champions. Ed è impensabile che Mourinho non voglia lasciare un segno della sua supposta grandezza tecnica. Leo ci prova con l’amore, quell’altro ci mette l’umore. Ma nessuno dica: vinca il migliore. Non è da derby.

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