Undici rinvii a giudizio per i fatti avvenuti durante il derby del 21 aprile 2004, sospeso quando le squadre erano già in campo pronte a dare il calcio di inizio del secondo tempo, dopo che fu diffusa la notizia, prontamente smentita da questore e prefetto presenti in tribuna allOlimpico, della morte di un bambino provocata da un mezzo delle forze dellordine.
Una stracittadina tra le più anomale, quella di quasi tre anni fa, anche perché i tifosi di Roma e Lazio una volta tanto non se le diedero di santa ragione ma si allearono contro la polizia. La gara fu infatti contrassegnata da scontri prima e durante il suo svolgimento. Per tali episodi sono stati rinviati al dibattimento il 29 maggio prossimo, davanti alla sesta sezione penale, undici tifosi di Roma e Lazio, anche se il gup Marco Patarnello non ha accolto in toto le contestazioni elevate dal pm Elisabetta Ceniccola. In particolare, i rinvii a giudizio riguardano solo i reati di resistenza a pubblico ufficiale e radunata sediziosa mentre è stata disposta lassoluzione per le contestazioni di devastazione e saccheggio, porto armi improprie, lesioni personali e travisamento del volto. Assoluzione anche per uno degli imputati che aveva richiesto il giudizio abbreviato.
Uninchiesta la cui portata è stata insomma ampiamente ridimensionata anche perché laccusa aveva ricostruito un quadro sicuramente preoccupante: pur senza ipotizzare un vero e proprio accordo tra le tifoserie, si era puntato comunque sullunità di intenti. Prima della gara e dopo la sospensione infatti, i tifosi di Roma e Lazio si erano riuniti, come se si trattasse di unazione decisa congiuntamente, nei piazzali antistanti la curva Sud e la curva Nord dando vita a scontri con la polizia cui erano stati lanciati sassi, bottiglie; i tifosi, secondo quando raccontato dai membri delle forze dellordine, avevano usato anche gli idranti in dotazione allo stadio Olimpico. Nei giorni successivi dieci ultrà delle due squadre erano stati condannati con il rito direttissimo.
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