Derisa in aula per il velo islamico Il papà aggredisce bimbo di 9 anni

Un consigliere regionale rivela: «Il piccolo è stato strattonato e minacciato di morte davanti a tutti»

da Parma

Una bimba marocchina di 9 anni che si presenta in classe con il velo, un piccolo compagno che forse con più insistenza di altri la prende in giro anche per questa «curiosità», il padre di lei che lo viene a sapere, va a scuola e minaccia l’amichetto. «Minacce di morte per il bambino e per i suoi genitori», specifica il consigliere regionale leghista dell’Emilia Romagna, Roberto Corradi, che apprende dell’episodio da un altro genitore e presenta immediatamente un’interrogazione alla Giunta guidata da Vasco Errani, rendendo pubblica una vicenda di qualche giorno fa ma che fino a quel momento era rimasta circoscritta fra le mura della scuola elementare di Ramiola, piccola frazione di Medesano, nel Parmense e non era arrivata nemmeno all’orecchio dei carabinieri.
A quel punto scattano gli accertamenti dell’Ufficio scolastico regionale e di quello provinciale e, nelle ore successive, il quadro si delinea sulla base dei vari riscontri; ma la gravità della situazione, temuta in un primo momento, sembra ridimensionarsi parecchio e concludersi con tanto di scuse da parte del papà maghrebino durante un’assemblea dei genitori convocata in gran fretta ieri pomeriggio a scuola. Nessuna minaccia di morte, dunque, ma solo un invito - probabilmente un po’ più brusco del dovuto - all’amichetto vivace affinché eviti di importunare sua figlia.
Corradi sostiene che il padre ha fatto un’«incursione in classe durante l’orario di lezione, minacciando i bimbi, strattonando con violenza uno scolaro e minacciandolo di morte, estendendo l’aggressione verbale anche ai suoi genitori». La colpa degli scolari, gravissima, sarebbe quella di aver osato canzonare la figlia del «pregiatissimo esempio di civiltà islamica, per essersi presentata in classe con il velo». Il consigliere denuncia da un lato «la mancanza delle minime misure di sicurezza, come la chiusura delle porte esterne per tutta la durata delle lezioni», dall’altro chiede «se gli organi scolastici hanno formalizzato una denuncia-querela nei confronti dell’autore di quel gesto», se questi «sia in regola con il permesso di soggiorno e se goda attualmente, o abbia beneficiato in passato, di agevolazioni pubbliche di qualsivoglia natura».
L’interrogazione arriva a conoscenza dei dirigenti scolastici regionale e provinciale, che si attivano subito per capire cosa sia effettivamente accaduto. Il dirigente di Parma, Armando Acri, dopo i primi riscontri spiega che «l’episodio va ridimensionato. Dalle prime informazioni ricevute - dice - non sono state fatte minacce così gravi e il papà della bambina non si è presentato in classe durante la lezione. Ho chiesto chiarimenti al responsabile scolastico competente e attendo anche le dichiarazioni del personale e dei genitori, ma, da quanto ho saputo, l’episodio è più lieve e limitato rispetto a come è stato descritto».
Nel contempo giunge l’eco di Lucrezia Stellacci, dirigente dell’Ufficio scolastico regionale per l’Emilia Romagna, che ha dato la sua versione dei fatti sulla base di quanto le è stato riferito da Parma. «Il genitore della bimba - dice Stellacci - si è presentato a scuola per ritirare il libretto della figlia, per il primo anno nella scuola elementare di Ramiola, dopo aver frequentato le prime tre classi a Fornovo. Al cambio d’ora la piccola gli si è avvicinata e gli ha indicato un compagno, con il quale ci sono state scaramucce. Il genitore allora si è avvicinato al bimbo e, forse bruscamente, gli ha detto di lasciarla stare. Tutto qui. Nessuna minaccia di morte.

Tra l’altro quel bimbo non ha nemmeno raccontato nulla ai suoi genitori, ma sono stati i papà degli altri compagni a raccontarlo a casa. Solo dopo essere stata informata da altri genitori la mamma del bimbo, preoccupata, ha scritto alla scuola».

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