RomaE dire che Gianfranco Fini tirò un sospiro di sollievo lo scorso dicembre quando Pier Ferdinando Casini tolse Fli dallimpaccio dellumiliante sconfitta della fiducia cooptandola nel nascente Terzo Polo. Non si può dire, però, che il favore sia stato ricambiato. Ai centristi moderati che scelgono di non schierarsi (per poter eventualmente trattare coi vincitori) nuocciono gravemente le intemerate del falco finiano Italo Bocchino che tra unesternazione e una sceneggiata allontana consensi dallUdc.
Insomma, il «braccio destro» del presidente della Camera non solo ha sinistrato (non solo metaforicamente ma anche politicamente avvicinandolo sempre più al Pd) Futuro e Libertà causando scissioni e fughe di massa a ripetizione, ma sta «impaurendo» i potenziali elettori della formazione cattolico-moderata, che include anche Api e Mpa. Lesempio più lampante è il caso delle Comunali milanesi. Bocchino ha più volte ripetuto che al ballottaggio non sosterrà Letizia Moratti. «È più facile che Santoro diventi portavoce di Berlusconi che Fli si apparenti con la Moratti», disse giovedì scorso ad Annozero causando nuovo malcontento a Via dei Due Macelli.
Con le loro improvvide esternazioni i finiani hanno già causato due danni agli alleati: hanno già dichiarato perdente il loro candidato Manfredi Palmeri e praticamente fanno campagna per il «comunista» Pisapia scompaginando i piani dei casiniani che potrebbero anche propendere per un ingresso successivo nella giunta Moratti-bis.
Lo stesso discorso vale per Napoli. La diaspora dei finiani nel capoluogo campano al seguito del coordinatore uscente Rivellini che ha deciso di sostenere il candidato del Pdl Lettieri ha sgonfiato le gomme della macchina elettorale del centrista Raimondo Pasquino. Bocchino, come al solito, non contribuisce a rasserenare il clima sbraitando contumelie contro lex sottosegretario Nicola Cosentino, deus ex machina del Pdl campano. E che dire dellemblematico caso di Latina dove Fli sostiene la lista «fasciocomunista« di Antonio Pennacchi mentre lUdc è alleata del Pdl?
Logico che Casini e Cesa siano preoccupati. La moral suasion delle scorse settimane è servita a poco: Bocchino, Granata & C. continuano a parlare per bocca di Fini e a minacciare la tenuta dellalleanza. Lenfasi sulla possibile discesa in campo di Luca Cordero di Montezemolo ha rappresentato un altro sgambetto a Pier Ferdinando che è in lista dattesa per Palazzo Chigi da almeno sette anni.
I sondaggi, infine, parlano chiaro: lUdc è incartata tra il 6 e il 7%, gli altri due alleati sono a livelli da prefisso telefonico. Fli è in caduta libera attorno al 4%, un dato che potrebbe dimezzarsi se Urso e Ronchi lasceranno affondare la barca. Casini, che si destreggia tra un «patto emergenziale» con Bersani e una strizzata docchio ai pidiellini dialoganti, ha poco da guadagnare da un sodale come Bocchino che non perde occasione per dichiarare che Berlusconi al Quirinale «distruggerebbe la democrazia».
Le amministrative, tuttavia, potrebbero determinare un parziale chiarimento. Una clamorosa sconfitta del Terzo Polo sarebbe soprattutto una défaillance di Fini che, a sua volta, potrebbe scaricare le responsabilità su Bocchino destituendolo. In tal caso, però, dovrebbe accettare definitivamente la subalternità a Casini, rinunciando a quella visibilità che le polemiche quotidiane contro il Cavaliere gli consentono nonostante il retroterra politico sia pressoché inesistente.
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