Derivati, Italease cerca l’accordo e tende la mano ai piccoli clienti

Derivati, Italease cerca l’accordo e tende la mano ai piccoli clienti

da Milano

Banca Italease prova a venire a patti con la clientela rimasta bloccata in strumenti derivati tanto complessi da aprire una perdita da 686 milioni negli stessi conti del gruppo. Nei prossimi giorni l’amministratore delegato Massimo Mazzega farà recapitare per posta una proposta di conciliazione alle 937 piccole e medie aziende che hanno manifestato il proprio disappunto. «Da un problema gravoso come quello dei derivati, la nuova gestione di Italease vuole trarre una soluzione» che permetta di uscire dal clima di «litigiosità» ha sottolineato il banchiere chiamato a guidare il gruppo di leasing dai grandi soci dominati dal Banco Popolare, una volta venuta meno la fiducia nell’ex ad Massimo Faenza.
Dall’iniziativa, che rappresenta un modo per ridurre il rischio di un’interminabile e polverizzata battaglia legale, resteranno tuttavia esclusi gli investitori cosiddetti «qualificati». A partire da quella decina o poco più di grandi clienti, in massima parte immobiliaristi spesso protetti dietro lo scudo di fiduciarie, che da soli hanno in pancia più della metà dei contratti derivati con perdite presunte per 250 milioni. Gli stessi soggetti su cui probabilmente si concentrerà la morsa di Italease.
Una volta raccolti gli sperati risultati dalla conciliazione, che offre ai clienti il vantaggio di tempi certi e costi contenuti (quattro le cause e altrettanti gli arbitrati finora avviati), Italease dovrebbe in teoria affrontare un altro migliaio di posizioni considerando il totale di circa 2mila società coinvolte con 2.200 contratti. Su quest’ultimo fronte, tuttavia, almeno al momento, non ci sono tensioni: le banca ha ricevuto 937 reclami «di diversà intensità» ha confermato Mazzega aggiungendo che le altre mille società stanno invece regolarmente versando le rate del proprio leasing e, «almeno in parte» ripianando le perdite legate ai derivati. Anche perchè non per tutti, la complessa alchimia di questi prodotti si starebbe traducendo in una perdita secca. Tutto da scrivere, tuttavia, l’esito di alcune partite, rese più spinose dal fatto che il gruppo ha ricevuto l’autorizzazione formale a trattare i prodotti finanziari più complessi solo a dicembre dello scorso anno. Una situazione che alcuni clienti potrebbero sfruttare per reclamare la nullità dei rispettivi contratti. Sulla strada di Mazzega, che continua a spendere le proprie giornate negli uffici di via Cino del Duca dall’alba al tramonto, c’è in ogni caso anche lo scoglio del previsto aumento di capitale per tamponare i conti del gruppo. Il road show inizierà tra una decina di giorni toccando Francoforte, Milano e Londra ma, malgrado la rete di garanzia stesa da Mediobanca, non sarà facile riempire le prenotazioni vista la redditività del gruppo (9,5% il Roe al 2010).

«Ho preso una macchina ammaccata, dimostreremo che siamo in grado di rimanere in pista. Quello attuale è un piano stand alone, costruito sulla ricerca di efficienza e su molta spinta commerciale, ma la ricapitalizzazione va fatta», ha chiosato Mazzega.

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