Descamisados alla meta del conformismo

Caro Granzotto, anche se i tempi non sono dei migliori per occuparsi di futilità (già lo diceva cinquant’anni fa il grandissimo Totò, anticipando l’attuale «spirito del tempo»: «Futilizzati, bisogna futilizzarsi», che profezia!), i nostri esponenti «sinceri democratici» si sono davvero futilizzati. L’ultima trovata, a mio avviso, è quella di mostrarsi in pubblico, nei loro uffici, sui giornali, in televisione, in maniche di camicia (magari per esibire meglio i gemelli ai polsini). Che cosa vorrà dire l’adozione di questo nuovo look, a cominciare da Bersani ritratto su giganteschi manifesti pubblicitari in questo abbigliamento disinvolto (e casereccio)? A me sembra solo effimero «obamismo», sciatteria (o, peggio, maleducazione). Lei che ne pensa?
Roma

Escludendo Giuliano Ferrara che con i suoi straccali rossi impallava il descamisamiento, dobbiamo riconoscere, caro Ursino, che l’avanguardista del medesimo fu l’illustre collega Gianni Riotta, più noto ormai come Gianni&Riotto (copyright Il Foglio). Proveniente dalle Americhe e destinato alla conduzione di un telegiornale, egli volle portarvi il look giornalistico televisivo d’oltreoceano, il descamisamiento, giustappunto. Fece di più: per distinguere il proprio descamisamiento da quello occasionale dei suoi provinciali concittadini, prese a indossare solo camicie in serie, marca Brooks Brothers, che furono le prime coi bottoncini al colletto (botton down, in gergo) e ammaliarono anche un altro «tu vo’ fa l’americano», il sempre gagliardo Walter Veltroni. Si dà però il caso che le Brooks Brothers, cucite in telaccia che pare quella dei body bag, fanno, indosso, la figura della camicia di forza. Tale comunque l’effetto sull’eppur prestante fisico di Gianni&Riotto. Compariva in tivvù e tutti a dire: è arrivata la neuro. Comunque sia, ai «sinceri democratici» quel look sbarazzino piacque. Assai. Faceva «giovane». Faceva United States of America. Kennedy fu visto spesso in maniche di camicia e per tanto faceva Nuova frontiera. Anche Kruscev quand’era sbronzo si descamisava e dunque faceva anche proletari di tutto il mondo unitevi. Il primo della tribù politica a emulare Riotta mostrandosi a camicia nuda fu il già citato Walter Veltroni (nel suo caso faceva loft e, in un certo senso, partito liquido). Venne subito imitato da una serie di grulloni. Ora non voglio dire che Dario Franceschini lo sia, un grullone, questo mai e poi mai. Però anch’egli prese a descamisarsi con la foga non tanto giovanilista, ma proprio adolescenziale che lo contraddistingue (nel vestirsi come nel far politica). Mi par proprio di ricordarlo descamisado al momento del pittoresco giuramento, sulla Costituzione del babbo partigiano, mica no, nella pubblica piazza di Ferrara. Di poi è stato tutto un susseguirsi di camicie al vento, l’ultima quella - tagliata su misura e in tessuto Oxford, niente male - del nostro simpatico Pier Luigi Bersani. Il quale sarebbe l’unico ad avere il fisico del ruolo per mostrarsi impunemente in maniche di camicia però, ahilui, le maniche se le rimbocca alla guappo attaccabrighe e dunque pollice verso. Lei mi chiede, caro Ursino, cosa spinga i «sinceri democratici» a così futilizzarsi in massa: non per mostrare i gemelli ai polsini, ché quella è una privativa di Gianfranco Fini, uno che come lo vesti, anche con la muta da sommozzatore, sempre l’Uomo in Facis sembra.

Si futilizzano per uniformarsi al loro pensiero, alla loro azione, al loro progetto politico che è, appunto, futile. Ovvero inconsistente, superficiale. Ma è inutile sprecare le parole: guardi un Franceschini, guardi una Bindi o un Vendola e capisce tutto.
Paolo Granzotto

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