La Destra, bocciato il simbolo «Ci temono, avanti lo stesso»

Storace accusa An. Tra i marchi elettorali ricusati anche quello dei Ds e della Dc di Pizza

da Milano

Il ministero dell’Interno ha bocciato i simboli elettorali della Destra di Francesco Storace, della Democrazia cristiana di Giuseppe Pizza alleata del Popolo della libertà, di una Dc concorrente che fa capo ad Angelo Sandri e dei Ds di Antonio Corvasce, la tradizionale quercia, una piccola rosa sottostante e le diciture Democratici di sinistra e Partito del socialismo europeo. E ora i partiti hanno 48 ore di tempo per modificare il contrassegno. In complesso, nella Babele dei 177 simboli depositati, quelli ammessi sono 147. Ventuno, invece, andranno modificati perché «identici o confondibili con quelli presentati in precedenza ovvero con quelli riproducenti simboli, elementi o diciture usati tradizionalmente da altri partiti». Bocciati senza appello in nove «per mancanza di documentazione».
Immediata la reazione di Storace. «Per carità di Patria e rispetto del lavoro fatto da funzionari dello Stato - attacca l’ex ministro -, non commento come vorrei la ricusazione. Mi limito a osservare che si aggiunge agli attacchi di Berlusconi contro di noi e ai sondaggi che, leggiamo dal sito di Crespi, da oggi ci danno al 4 per cento. E comunque, conoscendo bene An, sapevamo che avevano un solo colpo in canna e lo hanno sparato troppo presto. La Destra e la Fiamma tricolore ci saranno eccome». Non ci sarà invece, e ad annunciarlo è il candidato premier Daniela Santanchè, Flavio Briatore che dopo giorni di tentennamenti ha declinato l’invito dell’amica. «Dati i suoi impegni - spiega la Santanché - non può farlo. Nel suo cuore non ha dubbi, ma è un uomo molto occupato. Se avesse dovuto scegliere un partito, sicuramente sarebbe stato il nostro. Ma Briatore è già con me e mi sostiene in tutti i modi». Pronta anche la replica dopo la bocciatura del simbolo. «Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare. Siamo in guerra e combatteremo. Evidentemente hanno paura di noi, ma noi non abbiamo paura di loro».
Intanto, a pochi mesi dalla nascita, qualcosa nella Destra già scricchiola. A Milano se ne va Carla De Albertis, una delle fondatrici. Pasionaria della destra, ex assessore nella giunta di Letizia Moratti in quota An, sbattè la porta in faccia a Gianfranco Fini e al sindaco. Oggi lo fa di nuovo. «Perché non sopporto programmi rifondaioli e anacronistici. Roba degna di Bertinotti e non della destra di sviluppo alla quale io appartengo: inconcepibile l’accordo con la Fiamma tricolore e un programma che accoglie affermazioni tipo “l’affitto è una subdola forma di usura”.

Io se mio figlio assaltasse e distruggesse la casa del Grande fratello lo sbatterei fuori di casa diseredandolo». Il futuro? «Un nuovo partito: La Vera Destra del Nord che correrà alle prossime elezioni regionali e provinciali».

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