Scemenze se ne dicono a quintali tanto a destra che a sinistra. Se a destra però si esagera in idiozia c’è sempre qualcuno al suo interno che condanna il fesso del giorno. La sinistra invece spara cretinate con supponenza senza mai fare mea culpa . La cronaca recente aiuta. a chiarire il concetto. Quando Bossi, con arguzia da asilo nido, ha dato dei «porci» ai romani, mezzo Pdl- da Alemanno a Berlusconi- si è indignato e lo ha costretto a scusarsi. Stessa levata di scudi ieri con il senatore Ciarrapico che, fascisteggiando, si è chiesto se Fini avesse già ordinato le kippah per gli aderenti al suo futuro partito. Un odioso antisemitismo. Neanche però aveva finito di insolentire che i suoi colleghi del Pdl gli sono saltati al collo. Giancarlo Lehner, senatore che siede sui suoi stessi banchi, ha sibilato: «Chiunque faccia queste affermazioni deve pagare». Il ministro La Russa: «Frasi inaccettabili». Il capogruppo pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto: «Parole intollerabili». E così altri dieci interventi infastiditi e sprezzanti. Nessuno gli ha tenuto bordone, zero solidarietà, complicità nemmeno a parlarne. Fesso è stato e da fesso è stato trattato. La destra, insomma, dimostra di avere gli anticorpi. Vediamo ora a sinistra. Prendendo spunto dai due infortuni di cui sopra, il veterocomunista, Oliviero Diliberto, ha aperto la boccaccia e ha detto: «Prima Bossi chiama porci i romani, poi Ciarrapico insulta gli ebrei. Ma che razza di partito è il Pdl?».E si è data la risposta:«Una cloaca ». Il medesimo linguaggio da suburra che voleva condannare. Con la differenza però che nessuno a sinistra gli ha dato sulla voce. Direte che Diliberto è notoriamente squilibrato e va lasciato al suo destino. Ma lo stesso era accaduto un mese fa con Bersani, faro del Pd, quando ha detto testuale: «Il berlusconismo è una fogna».Identica ispirazione dalle latrine ed eguale silenzio dei compagni. Sempre di queste ore, è lo show di Di Pietro nel dibattito sulla fiducia a Montecitorio. Il Cav, stando all’illuminato parere dell’immobiliarista, è «uno stupratore della democrazia, uno spregiudicato illusionista, anzi un pregiudicato illusionista» e via con ulteriori contumelie da ubriaco all’ultimo stadio. Vi risulta qualche reazione da parte dei suoi alleati? Niente. Di più: perfetto accordo, salvo riconoscere qualche eccesso «negli aggettivi che io non avrei usato», come ci ha fatto sapere il baciapile, Franceschini. Proprio lui - e loro sempre pronti a rinfacciare al Cav il mancato rispetto delle istituzioni salvo stropicciarsi lieti le mani quando l’istituzione infangata è il premier. E che dire della Gelmini «rompicoglioni », felice invenzione del solito Bersani, accolta dagli applausi della Cgil scuola, dai prof sessantottini e dalla sinistra di ogni ordine e grado? Insomma,aspettarsi un’autocritica da quelle parti è come sperare che Di Pietro vada a scuola di dizione. Maestri nel vedere il pelo nell’uovo degli avversari ma incapaci di accorgersi della pelliccia da orango che li ricopre. Non solo negli sciocchi tornei oratori fin qui evocati ma anche negli aspetti purulenti che abbondano nel corpaccione della sinistra. Alla festa del Pd un mese fa, una ragazzotta dei centri sociali ha lanciato un candelotto acceso contro il sindacalista cislino Bonanni. Anziché farsi un esame di coscienza, i pd hanno fatto finta di nulla e la marmocchia - tale Rubina Affronte, figlia di magistrato - è diventata un’eroina.Eppure,Rubina è roba loro. Un prodotto della cultura insita nell’album di famiglia: quella dell’antagonismo a brutto muso. La ragazza, che non ha trascorso un’ora in gattabuia, intervistata due giorni fa, ha detto: «Era importante non fare parlare uno (Bonanni, sindacalista moderato, ndr ) che mette in pericolo i diritti fondamentali di milioni di lavoratori». Perfetto araldo della lotta di classe, tanto che nessuno a sinistra ci ha trovato da ridire. Come non ho mai sentito una vera parola di condanna dai vari Vendola, Diliberto- ma neanche dei soloni del Pd - quando pochi anni fa al Fini che fu, ad Alemanno e allo stesso papa Ratzinger è stato impedito di parlare in diverse università dai prof e dai fuoricorso, tutti del vivaio cattocomunista. È a furia di fare lo gnorri sulle proprieresponsabilità politiche e culturali che nel Paese serpeggia una brutta aria. Se negli stadi c’è il fascismo e qualcuno a destra dovrà occuparsene - , per le strade c’è il vetero marxismo e questo è affare della sinistra parlamentare. Il terrorismo bipartisan che colpiva ogni giorno è finito da qualche decennio. Quello saltuario però si è fatto ancora vivo ed è tutto di sinistra. I tre giuslavoristi uccisi dalla metà degli anni Ottanta al Duemila - Tarantelli, D’Antona, Biagi - sono stati accoppati dai nostalgici dei vecchi manuali marxleninisti che furono cari ai capi dell’attuale opposizione. Terroristi le cui bande si sono tutte fregiate di sigle in cui la parola «comunismo» era presente e molti dei quali erano iscritti a Cgil,Cobas e compagnia.Ricordate qualche presa d’atto o resipiscenza per i farabutti che avevano in casa, da parte dei vari Cofferati o Epifani, segretari generali pro tempore? Neanche per idea. È stato invece tutto un negare e minacciare querele a chi gli ricordava la tessera che l'assassino di turno aveva in tasca. Hanno forse fatto pulizia? Si spera, ma non risulta. La sinistra è fatta così. Non sbaglia mai, anche se è presa col topo in bocca. Nelle piccole come nelle grandi cose. Alza sempre i toni- vedi il trattorista molisano, vedi Bersani, vedi gli alleati di ieri e di domani, genere Diliberto - ma se il demente di turno si infervora ai suoi slogan e lancia il Duomo in faccia al Cav, spaccandogliela, infila la testa nella sabbia.
Ma solo la sinistra più pudibonda e ipocrita, perché Di Pietro, che è senza vergogna, commentò: «Berlusconi col suo menefreghismo istiga la violenza ». Per riassumere. Bossi dice «porci» ai romani e il Pdl insorge. Di Pietro, di fronte al sangue, dice «se l’è voluta, ben gli sta» e il Pd se lo tiene come alleato. Stretto, stretto e ponti d’oro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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