«La destra è viva e vegeta Ma la vedo solo nel Pdl»

RomaMinistro Meloni che fine ha fatto la destra. Quelle idee, quei valori sono ancora nel Popolo della Libertà?
«Nonostante tutto quello che sta accadendo siamo qui a rivendicare quello che è ancora il Pdl: la somma di identità diverse dove ciascuna ha pieno diritto di cittadinanza. La destra c’è, è viva e vegeta e si batterà per quello in cui crede. Il Pdl non è soltanto Forza Italia».
Come si sta dentro il Pdl senza Fini?
«Io non ho la presunzione di essere l’unica a rappresentare quelli che sono sempre stati i nostri valori ma non posso non rivendicare con forza il fatto che io porto avanti le stesse battaglie di Alleanza nazionale. Resto coerente con la mia storia».
Sono gli altri ad aver cambiato idea?
«Posso dire soltanto che io sono coerente. Non significa che io non mi metta in discussione. I miei valori di riferimento di sempre li ritrovo tutti dentro Pdl: le tematiche bioetiche, la famiglia, la sacralità della vita. E soprattutto la capacità di concretizzare nel quotidiano queste idee. Sono entrata nel Pdl con mille perplessità perché avevo paura di annacquare l’identità della destra, la mia identità. Abbiamo accettato la sfida e credo di poter dire che siamo stati noi a cambiare il Pdl non il Pdl a cambiare noi. Forse prima o poi mi accorgerò di aver sbagliato ma tante cose sono state fatte. E secondo me le cose migliori che ha fatto questo governo sono quelle che provengono dalla nostra storia e dalle nostre idee».
Quali?
«Le tesi antimercato che Tremonti difende in La Paura e la speranza erano nostre già negli anni ’90. Noi siamo stati i primi nel dare battaglia al precariato e nella lotta alla droga. Quella legge, lo ricordo, porta il nome di Fini. Questo governo ha portato avanti una battaglia senza tregua contro la mafia, ottenendo risultati di cui vado orgogliosa. Per me amor patrio significa prima di tutto lotta alla criminalità organizzata. Stiamo concretizzando le cose nelle quali credevamo».
Quali ripercussioni ha avuto la crisi tra Fini e Berlusconi sulle nuove generazioni di militanti?
«Nonostante il clima politico ci sono ancora tantissimi giovani disposti all’impegno nel senso più puro e per me questo è il vero miracolo. Oggi si tende a dire che il problema è la politica e non i politici. Questo concetto non deve passare altrimenti è certo che nessun giovane avrà più voglia di impegnarsi. Francamente nessuno si è posto il dubbio se restare o andare. Mi pare tutti diano per scontato che si continua su questa strada, compatti. L’8 settembre si aprirà la 12° Festa nazionale della Giovane Italia con migliaia di ragazzi che vogliono discutere e confrontarsi. E Silvio Berlusconi aprirà i lavori».
Ma è vero che avete stracciato l’invito per Fini?
«Fini è il benvenuto alla festa di Atreju, ci mancherebbe altro. Cerchiamo il confronto tra idee diverse e dunque figuriamoci se non lo invitavamo. Ne abbiamo parlato a luglio ma già allora ci disse che non poteva per impegni istituzionali».
Qualche finiano ci sarà?
«Naturalmente. Pasquale Viespoli e Andrea Ronchi tra gli altri».
Dopo l’incontro tra Bossi e Berlusconi le elezioni sembrano più lontane.
«Siamo ancora nel mezzo di una crisi economica gravissima. Intanto abbiamo stravinto in tutte le elezioni: politiche, amministrative e persino all’Università. Come può il popolo capire quello che sta succedendo? Nostro dovere è fare tutto quanto è possibile per dare alla nazione un governo stabile che guidi l’Italia con mano salda attraverso la crisi. Dobbiamo fare quello che è utile e bene per gli italiani non per noi e io penso che sia continuare a governare. Certo se non fosse più possibile, se si dovesse andare avanti con un continuo stillicidio allora meglio votare. Ma intanto dobbiamo cercare di trovare un accordo per andare avanti».
Anche con Casini?
«Chiunque sia disponibile a sostenere il nostro programma è il benvenuto. Pdl e Udc hanno tanti valori in comune, non a caso a livello locale stiamo governando insieme in tante città e regioni».
Gli ultimi giorni sono stati segnati anche da una polemica interna al centrodestra tutta al femminile con accuse pesanti di scarsa personalità e abbondanti tacchi a spillo.
«Non sopporto questa eterna banalizzazione: possibile che non si riesca a distinguere? Quando sento dire le donne del Pdl oppure le donne di sinistra.

Ma che siamo replicanti? Bambole di plastica? Ognuna di noi si porta dietro la sua storia. Non esistono le donne del Pdl con l’etichetta tutte uguali. Una cosa è vera: purtroppo spesso sono le donne stesse che si prestano alle banalizzazioni».

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