Cronache

Detenuti e bambini sul palco per aprire le finestre del cuore

Detenuti e bambini sul palco per aprire le finestre del cuore

L'emozione prende da subito, forte, allo stomaco, quando si vede parcheggiato davanti all'Auditorium di via Allende il pullman blu della Polizia Penitenziaria. Già perché questa volta lo spettacolo è «diverso», a riempire il palco bambini e detenuti insieme. Un anno di lavoro, un anno di conoscenza tesa a trovare ponti concreti quello tra il Teatro dell'Ortica, la Scuola Elementare Daneo e la Casa Circondariale di Pontedecimo che assieme alla provincia di Genova e alla Regione Liguria ieri alle 10 del mattino hanno regalato uno spettacolo di grande ricchezza interiore, «Le finestre sono passaggi, ma non solo per gli occhi». Un doppio spettacolo che ha visto esibirsi per primi i bambini della Daneo e poi otto detenuti della sezione maschile della Casa Circondariale di Pontedecimo. «Non pensiamo di fare cose col botto» dice Mirco Bonomi, direttore artistico del Teatro dell'Ortica prima che inizi lo spettacolo, «il nostro è un processo che non ha intenzione di finire con lo spettacolo, ma vuole essere un percorso costante nel tempo. Quello che sentiamo è un qualcosa di profondo non legato a benefici di alcun genere, una reale esigenza di usare il teatro come strumento utile ai fini dell'integrazione e della crescita interiore».
Entrano in scena piano piano i bambini tutti vestiti di bianco con un messaggio ben preciso da portare: Non esiste fuori e non esiste dentro, esiste l'essere. Ballano e recitano frasi da loro stessi composte che la dicono lunga sul loro pensiero. «Non dimenticare il passato», «Non perdere la fantasia» esclamano rivolti al pubblico, coll'intento di trovare un luogo per incontrarsi che non è più né dentro, né fuori. Si cercano allungando le manine gli uni verso gli altri e quando si trovano, si carezzano dolcemente. Ma gli incontri tra chi è dentro e chi è fuori sono difficili, allora ecco l'idea di uno di loro di lanciare aerei di carta verso il cielo con all'interno messaggi d'amore. Questi messaggi arrivano eccome a coloro che prendono in mano la seconda parte dello spettacolo. Si alzano dalle sedie a loro riservate in prima fila i detenuti, sono Pietro, Sandro, Ercole, Assan, Renato, Josè, Gino, Essab, sono felici, si vede, di essere lì ed iniziano la loro performance con l'impegno che ci metterebbero dei professionisti. Ognuno racconta qualcosa di sé, soprattutto della propria infanzia quando la vita era un gioco. Sono bravi e simpatici, non vuoi sapere cosa si portano alle spalle, non ha alcuna importanza in quel momento. I bambini li guardano con affetto e complicità e quando Assan si esibisce nell'imitazione di Michael Jackson vanno in visibilio. A fine spettacolo esplode forte il desiderio da parte dei piccoli di toccare e abbracciare i detenuti, ma non c'è alcuna curiosità morbosa in loro, solo la voglia reale di conoscere coloro coi quali per un anno intero si sono scambiate idee e progetti da lontano.

La Dottoressa Maria Milano, direttrice del Carcere di Pontedecimo, invitata sul palco, ci tiene a precisare che il carcere deve essere un muro di vetro, trasparente, ed aggiunge che questa è stata un occasione per dire grazie all'esterno» Riceve a sorpresa dei fiori di carta colorata che gli «inquilini» della sua Casa hanno preparato anche per lei.

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