Deve chiudere per 4 scontrini E il fornaio fa la rivolta del pane

E la Lega per protesta regala alla gente un quintale di sfilatini

Deve chiudere per 4 scontrini E il fornaio fa la rivolta del pane

nostro inviato a Villabartolomea (Vr)

Il più sorpreso è stato il pensionato amico dei titolari che come ogni mattina, in bicicletta, portava nelle case del paese i sacchetti con il pane. È stato fermato da due funzionari dell’Agenzia delle entrate di Legnago, i quali l’hanno ricondotto al panificio dove hanno scoperchiato il terribile misfatto: in quattro sacchetti mancava lo scontrino fiscale. Valore totale 4 euro e 82 centesimi. Siccome la premiata ditta Padoa-Schioppa-Visco ha stabilito che dopo tre infrazioni cala la mannaia della chiusura, zac, il forno ha dovuto pagare una multa di oltre duemila euro e abbassare la serranda per tre giorni: giovedì venerdì e sabato scorsi.
La legge non ammette ignoranza né sconti e l’Agenzia delle entrate non conosce pietà. Ma ne vale davvero la pena? Recentemente sono stati diffusi i dati delle frodi fiscali in Veneto, che nella testa di molti è il covo degli evasori, dopo l’entrata in vigore della normativa «chiudi-negozi». Nelle ultime settimane sono stati eseguiti 8.364 controlli sull’emissione di scontrini e ricevute. Sono state registrate 1.464 infrazioni (il 17,5%), di cui 427 contestate (5%). Chiusi otto negozi (lo 0,09%): due bar nel Padovano, un bar e un ambulante nel Veneziano, tre panifici e una pizzeria al taglio nel Basso Veronese. Evasione complessiva: poche centinaia di euro. Ma le tagliole di Visco hanno raggiunto il loro scopo, cioè colpire i piccoli commercianti (e i loro clienti), terrorizzarli, additarli come una categoria di malfattori, ignorare i grandi evasori e gli abusivi, e raddrizzare i conti pubblici non con il recupero delle somme effettivamente evase ma con multe tremende.
«È soltanto una banale dimenticanza», si sono giustificati Luca Spedo e Daniele Giacomella, i titolari della «Cà del pan» di Villabartolomea che ieri hanno riaperto i battenti dopo quattro giorni («tre più la domenica, così ci è saltata anche la vendita doppia del sabato»). «Quel pane era destinato a un’unica famiglia e per comodità era stato suddiviso in sacchetti diversi. È davvero incredibile chiudere per 4 euro quando in sette anni di attività, con due o tre controlli annuali, non è mai saltato fuori niente».
Al panificio di Rolando Polo di Albaredo d’Adige, pochi chilometri da Villabartolomea, è stata contestata la mancata emissione di 48 scontrini per 45 euro in tutto. Anche loro stavano consegnando il pane nelle case. «Abbiamo spiegato ai funzionari che il registratore di cassa era guasto - racconta la signora Polo -, lo hanno constatato con i loro occhi ma sono stati inflessibili. È una punizione troppo severa per chi si alza ogni mattino alle 3 e fa una vita durissima come la nostra». I commercianti hanno già presentato ricorso per le multe, ma contro le chiusure non c’è nulla da fare: i fatti sono del mese scorso, la mattina di mercoledì 21 è stata notificata la sanzione e la Guardia di finanza ha messo i sigilli.
La gente ha solidarizzato subito con i negozianti. Mentre i finanzieri piombavano le saracinesche, una sessantina di persone guidate dal vicesindaco reggente Luca Bersan con due assessori si è radunata davanti al negozio (l’unico panificio del paese) per un sit-in. Era quasi mezzanotte, faceva un gran freddo, ma la protesta non si è fermata. Bersan si è lamentato anche con il viceprefetto. La protesta è continuata sabato, quando i leghisti guidati dal deputato veronese Federico Bricolo hanno distribuito un quintale di pane gratis alla popolazione.

Sembrava di essere tornati all’assalto del Forno delle Grucce di manzoniana memoria: «Nella demenza di chi fa queste leggi - dice Bricolo - non solo si penalizza il commerciante ma l’intera comunità, in particolare gli anziani».

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