Cultura e Spettacoli

Un dialogo-fiaba sulla vera fede

Federico auspicava una traduzione in arabo. Ma il manoscritto è rimasto «sepolto» all’Ambrosiana per quasi quattro secoli

«Era quasi vicino il sole al suo nascimento e la terra aspettava in brieve che a lei fosse renduta la luce quando io, secondo mio consueto, mi posi ad orare fissando gl’occhi in quelle celestiali bellezze che coi loro lumi ricamano il precioso manto del Cielo». Inizia con queste parole Luce mattutina («In cui si narra ciò che un Persiano udì delle celesti e delle divine cose di un venerabile vecchio»), un’opera fino a oggi inedita scritta dal cardinale Federico Borromeo, arcivescovo di Milano, e datata tra il 1627 e il 1630, che consiste in un dialogo sulla vera fede tra un cristiano e un musulmano. Il testo, nella versione originale e in quella in lingua corrente, viene pubblicato dall’editrice Àncora (Federico Borromeo, Luce mattutina, pagg. 110, euro 11; a cura di Marina Bonomelli e Franco Buzzi; da lunedì in libreria). Il manoscritto della minuta e della stesura originale è conservato nella Biblioteca Ambrosiana.
L’intento del cardinal Federico è quello di scrivere un libretto per far conoscere la fede cristiana a chi cristiano non è, e specialmente ai musulmani. La forma letteraria del libro, del tutto singolare, è quella di una specie di favola in cui l’autore introduce un persiano di fede musulmana che parla in prima persona. Il protagonista racconta di aver avuto una visione alle prime luci dell’alba, quando gli è apparso un re persiano, vissuto da cristiano in tempi remoti. Il saggio re s’incarica di rendergli accessibile con argomenti razionali il cuore della fede cristiana.
Lo scritto è quantomai attuale ai nostri giorni, mentre si dibatte di «meticciato» culturale, di accoglienza e integrazione, e i cristiani s’interrogano sull’atteggiamento da tenere nei confronti degli immigrati di fede islamica. Il cardinale Borromeo si muove all’interno dell’apologetica e si pone tre problemi: com’è possibile dimostrare a chi non crede e si professa ateo che Dio esiste veramente; com’è possibile dimostrare a chi crede in Dio che la vera religione è quella cristiana; com’è possibile dimostrare a chi è cristiano che la vera religione cristiana è quella cattolica. Ma la forma scelta dall’autore è moderna e parte dall’osservazione naturale e storica del mondo. «Con il suo scritto, di cui asupicava la traduzione in arabo e persiano - spiegano i curatori - Federico Borromeo intendeva raggiungere nel mondo orientale coloro che cristiani ancora non erano ed erano di fede musulmana».

Perciò il suo libro non doveva essere preso come un catechismo per chi già crede (anche se l’essenziale della fede e gli articoli del Credo vi sono spiegati in modo semplice e probabilmente molto più efficace rispetto a tanti catechismi moderni), ma come un tentativo di comunicare, sia pure in modo elementare, la fede cristiana a chi non la conosce.

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